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Terremoto in Umbria. Arcaleni (Osservatorio sismico Bina): «Normale che ci sia un periodo con scosse di assestamento»

Parla uno degli esperti massimi in materia di sisma | LE INTERVISTE DI UMBRIA7

R.P.

PERUGIA – A una settimana dalle due scosse di terremoto avvenute in Alta Umbria il 9 marzo, è bene fare anche un punto della situazione dal punto di vista scientifico. Per fugare ogni dubbio, Umbria7 ha interpellato uno dei massimi conoscitori della materia, il geologo Michele Arcaleni, responsabile della rete accelerometrica ed indagini geofisiche per la risposta sismica locale dell’Osservatorio sismico Andrea Bina di Perugia.

Dottor Arcaleni, che tipo di sisma è stato quello del 9 marzo?

«Tutte le scosse che avvengono in Umbria, quindi anche quella di magnitudo 4.5 avvenuta tra Umbertide e Pierantonio il 9 marzo alle 20.05 circa, dipendono da un fenomeno geologico che caratterizza gran parte dell’Italia Centrale. La crosta terrestre, in questa grande area, subisce una distensione, una sorta di “stiramento” in direzione sudovest-nordest. Tale campo di stress, legato alla dinamica della litosfera, provoca o riattiva delle faglie che assumono, generalmente, una direzione “appenninica” quindi nordovest-sudest. I terremoti che avvengono quindi in Umbria dipendono dal movimento di queste faglie, chiamate dai geologi “faglie dirette”. La natura diretta delle faglie viene dimostrata oggi dallo studio dei “meccanismi focali”, determinabili dall’analisi dei primi arrivi delle onde sismiche che vengono registrate dai sismografi».

«Nella scossa avvenuta il 9 marzo non vi è niente di anomalo, perlomeno dal punto di vista scientifico, in quanto è avvenuta una zona che già in passato aveva fatto registrare terremoti sismici, come, ad esempio, nel 1865. Il quel caso la scossa fu del settimo grado della Scala Mercalli, come risulta dai cataloghi storici Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Non si ha testimonianze storiche di scosse più forti in quella specifica zona e quindi questo ci fa ipotizzare che le strutture che si sono attivate fino ad ora abbiamo una dimensione non molto grande e che non possano quindi generare magnitudo molto grandi. Naturalmente il fenomeno sismico non può essere previsto ma l’analisi di dati storici ci permette, tuttavia, di fare delle valutazioni che, nella maggior parte dei casi, corrispondono alla realtà. È necessario avere la consapevolezza che l’Umbria ha una “sismicità di fondo” molto diffusa. Ogni giorno vengono dei terremoti con epicentro locale e con magnitudo, generalmente, molto bassa. Impercettibili alle persone ma registrate dalle molte stazioni sismiche localizzate nella regione. Solo per fare un esempio, nell’ultima settimana si sono verificate oltre 300 scosse. Il fenomeno sismico è quindi un fenomeno naturale, che c’è sempre stato nella nostra regione ed essendo un fenomeno “geologico”, durerà ancora per molti milioni di anni».

C’è la possibilità che avvengano altre scosse prossimamente?

«Come già detto, il terremoto non è ancora prevedibile e cioè non siamo ancora in grado di dire dove, quando e quanto sarà forte un terremoto. Seguendo l’evoluzione delle scosse in termini di frequenza e magnitudo e considerando le cronache storiche, risulta ragionevole ipotizzare che le magnitudo massime generate dalla struttura sismotettonica attivata tra Umbertide e Pietralunga siano dell’ordine di 5 gradi Richter.  Quindi speriamo che la fase di massima energia sia già avvenuta, anche se non vi è alcuna certezza matematica. E’ del tutto normale che, in seguito ad una scossa di magnitudo 4.5, ci sia un periodo più o meno lungo di repliche e scosse di assestamento. Non si esclude quindi l’arrivo di altre scosse avvertibili dalla popolazione».

Lo studio dei terremoti quanto si è evoluto nel corso degli ultimi decenni?

«Abbiamo fatto dei passi importantissimi, in questi ultimi anni, nel campo della prevenzione del rischio sismico. Abbiamo imparato molto dalle ultime crisi sismiche, grazie allo sviluppo delle tecnologie e delle conoscenze.  È vero che il fenomeno sismico non è né prevedibile né controllabile ma ora siamo in grado di determinare con esattezza gli effetti del terremoto sugli edifici. Grazie agli studi di microzonazione sismica e ad analisi di risposta sismica locale, applicando la normativa tecnica sulle costruzioni, siamo in grado di costruire, anche in zone con pericolosità sismica elevata, degli edifici totalmente sicuri ed antisismici. La Regione Umbria ha investito molto sulla conoscenza della risposta sismica del territorio.  In questi ultimi anni ha promosso molti studi scientifici, come, ad esempio, la microzonazione sismica dell’area di Umbertide e di Pierantonio e quella dell’Alta Valle del Tevere. Tali preziosi lavori sono pubblicati e quindi a disposizione di tutti gli addetti ai lavori che si occupano di progettazione. È da tenere in considerazione che la normativa che ci consente di costruire case antisismiche è relativamente recente e quindi un problema è relativo alle case dei centri storici o, comunque, a quelle costruite prima della normativa attualmente in vigore. Tali edifici possono comunque essere verificati con le nuove norme e, eventualmente, intervenire per aumentarne la sicurezza. Oltre a questi studi, un lavoro molto importante per la conoscenza degli effetti del fenomeno sismico sugli edifici è quello che viene svolto da decenni dalla rete accelerometrica e velocimetrica della Regione Umbria (Re.Si.R), gestita in collaborazione dalla Regione Umbria e dall’Osservatorio Sismico “A. Bina” di Perugia. Il capillare monitoraggio, in termini di accelerazioni sismiche locali, permette di valutare gli effetti subiti dagli edifici in seguito a forti terremoti e quindi consente di fare le scelte più opportune per costruire in modo sicuro. Ritengo che presto, grazie all’applicazione delle conoscenze acquisite nel campo scientifico ed ingegneristico, riusciremo finalmente a sconfiggere il terremoto. Ciò non vuol dire evitare che accada ma evitare che il suo arrivo provochi effetti dannosi sulle costruzioni».

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