di Angelo Drusiani
TERNI – “Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento e messi in un vasel, ch’ad ogni vento per mare andasse al voler vostro e mio;”…
Dante, quasi all’esordio come poeta, si rivolge a due amici poeti, Guido Cavalcanti e Lapo Gianni, per comunicare loro più che un desiderio, un sogno. Sì un sogno: mi sono interrogato e mi sono reso conto che non ricordo di avere sognato, in tempi recenti. Ma anni addietro, pur non avendone di ricorrenti, a volte li ricordavo i sogni. Che sia un segno dei tempi, dove la praticità mette i sogni in secondo piano? O del tempo, che, con gradualità, ma senza soste, ti fa spegnere un numero di candeline crescente?
“Sogno, sogno
E tu sei con me
Chiudo gli occhi e in cielo splende già
Una luce”…
“Come sinfonia” di Pino Donaggio per sé e per Mina.
Poeti, cantanti: quanti amano sognare e ricordare!
Infine Modugno canta “Nel blu dipinto di blu”:
“Ma tutti i sogni nell’alba svaniscon perché
Quando tramonta la luna, li porta con sé”…
E qui capisco che, se anche avessi sognato, la luna se lo è fatto suo, il mio sogno e quello di tutti gli altri umani che hanno sognato. E gli animali, sogneranno?
Certo, si tratta di un dilemma di poco conto, capisco, ma se dovessi sognare da sveglio? Il ritorno ad una pseudo normalità nell’oriente europeo? Oriente ed Occidente del globo non più “l’un contro l’altro armato”, anche se Manzoni fa riferimento a due secoli che si susseguono? Rivivere, in tempi e modi differenti, naturalmente, i settantasette anni passati in Europa, all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale?
No, una vera Europa coesa. Che utilizzi la sua lunga storia, fatta di battaglie, di guerre e di quel lungo, citato periodo di pace. Che esuli dai nazionalismi che non servono granché, perché si cresce economicamente e politicamente, anche e soprattutto se si crea una catena industriale, in grado di competere a livello internazionale non con chiunque, ma con quasi tutti i Paesi del globo. Basti pensare alle esportazioni italiane verso la Germania, che, a sua volta, assembla il prodotto finito, da vendere in gran parte del resto del pianeta. In volo da Pechino verso Parigi, per il presidente francese l’autonomia strategica è fondamentale per evitare che gli stati europei diventino «vassalli», quando l’Europa può essere «il terzo polo» di fronte a Stati Uniti e Cina.
Vassallo è forse un termine eccessivo, che, probabilmente, lo stesso Presidente non ha pronunciato, ma che molte fonti giornalistiche hanno colto dal suo intervento in aereo. Ma antiche frizioni fanno sì che tanti Paesi del Vecchio Continente, ancora oggi, pur avendo rapporti diplomatici ottimi tra di loro, spesso si oppongano a talune decisioni comuni, nel timore che un altro Paese ottenga maggiori benefici. O ne sottragga ad altri. E in queste divisioni si incuneano sia dall’Est, sia dall’Ovest europeo.
Immagino che difficilmente si arriverà ad una nazione unica, come lo sono gli Stati Uniti d’America. In grado, già da molti anni, di indirizzare la politica del globo, soddisfacendo, in primo luogo, le loro esigenze. D’altra parte, “comandano” in economia, sono il punto di riferimento per i mercati finanziari, presumo abbiano una forza militare superiore a tutte le altre.
Al momento, non si vedono altri Paesi che possano competere con Washington. Che a fine 2024 tornerà al voto per la nomina del futuro Presidente. Nulla esclude che si ripeta il confronto che ha visto vincitore l’attuale Presidente. A pensarci bene, capisco perché non ricordo se ho sognato o, al contrario, se non ho sognato. Tanto che cambierebbe? Nulla, perché non sarò certo io ad assistere alla nascita di un’Europa unica e unita. E di altri sogni ve ne sarebbero tanti e diversi e, forse, più divertenti.
Ma le somme vanno sempre fatte, lo si voglia o non lo si voglia: i vantaggi con il segno più, gli svantaggi con il segno meno. E fino ad ora, pur divisi, pur soggetti secondari, come qualcuno sostiene, i Paesi europei hanno assicurato un sistema di vita di buon livello ai propri cittadini. Ne consegue che se tornassi a sognare, anche se non vivrò gli Stati Uniti d’Europa, mi “accontenterò” di essere stato cittadino di un Paese del vecchio continente.