DI ARIANNA SORRENTINO
PERUGIA – Fontivegge nel mirino di Mediaset. Nella serata di martedì 23 maggio nella trasmissione condotta da Mario Giordano “Fuori dal Coro” su Rete4 è andato in onda un servizio giornalistico modalità Iene che ha mostrato uno spaccato di vita del quartiere della stazione perugina. Degrado in prima linea, locali che diventano troppo spesso covi di violenza e ubriachi molesti e smercio di droga alla stazione, con spacciatori facilmente rintracciabili anche solo passando con l’auto. Cose note per Perugia che da anni combatte la microcriminalità in città. «La situazione a Fontivegge la conosciamo bene e proprio perché la conosciamo bene sono anni che non siamo con le mani in mano», commenta ai microfoni di Umbria7 l’assessore alla sicurezza del Comune di Perugia Luca Merli.
Perché, cosa è stato fatto?
«Una delle attività più importanti è quella del Piano Periferia attraverso il quale abbiamo investito quasi 20milioni di euro per la riscrittura totale del quartiere a livello urbanistico. L’obiettivo è quello di far tornare a vivere Fontivegge, le sue aree, le attività e i residenti. Esempi? La riqualificazione del fronte stazione, la pedonalizzazione con la pensilina, il nuovo parcheggio scalo merci e lo scalo merci che diventerà un centro di alta formazione, il sistema di viabilità che va a modificarsi. Il nuovo sottopasso. Ci sono operazioni importanti sotto questo profilo. Questi sono solo alcuni degli interventi».
Gli altri?
«La rivitalizzazione della piazza dell’Ottagono con l’inserimento degli uffici Tari. Poi la torre abbandonata dove ci verrà uno studentato. C’è l’interesse di un’altra importante attività nel settore sanitario per altri locali. Sabato l’associazione nazionale consumatori inaugura i suoi uffici».
E invece per la prevenzione e repressione dei fenomeni di microcriminalità?
«Stiamo lavorando anche sotto quel profilo. Fino all’inizio del conflitto in Ucraina abbiamo avuto l’esercito a Fontivegge grazie al progetto Strade Sicure. Lo richiederemo di nuovo quando ci saranno gli estremi per poterlo richiedere».
E quindi ora senza esercito, posso sentirmi sicura comunque quando passeggio per Fontivegge?
«Da un anno e mezzo abbiamo deciso di dedicare un nucleo alla sicurezza e al decoro di Fontivegge, coordinato da un capitano con otto agenti. Sette giorni su sette. Sia ai fini della prevenzione che a fini repressivi. Risultati? Tangibili. Arresti, espulsioni, sequestri di droga, abbiamo liberato immobili abbandonati e occupati. E poi restituiti ai legittimi proprietari. Questa presenza, tra l’altro, dà molto più valore perché insieme alle altre forze di polizia garantisce interventi a un livello diverso».
Allora perché ancora Fontivegge viene dipinta così? Quando ha visto il servizio che pensieri ha avuto?
«Dopo l’impegno e le energie delle forze coinvolte nell’operazione Fontivegge fa male sentire certe parole. Il fenomeno di degrado esiste ancora. In processo per contrastarlo è lunghissimo. Non è istantaneo e fulmineo, ci vuole tempo. La visione di Fontivegge nel servizio è realistica, ma realistica è anche l’attività che c’è dietro per far fronte a tutto questo, non è passato questo e mi dispiace. Le forze di polizia da sempre ci hanno ascoltato e sono state sempre pronte a intervenire. In più noi abbiamo i mille occhi dei comitati dei cittadini di Fontivegge, grazie alla loro attenzione abbiamo fatto interventi mirati».
Come la immagina la Fontivegge del futuro?
«La immagino in maniera semplice: come un qualsiasi altro quartiere della città, con le sue criticità ed eccellenze. Sicuramente con la normalità di un quartiere cittadino, su cui va mantenuto un livello di attenzione e su cui non va mai abbassata la guardia. Il processo urbanistico e sociale piano piano ci porterà a migliori risultati».