di Pino Giordano
PERUGIA – L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha pubblicato i dati (ancora provvisori) del monitoraggio della spesa farmaceutica nazionale e regionale riferita all’intero anno 2022.
Complessivamente in Italia la spesa per farmaci a carico del SSN è stata di circa 22 miliardi, circa il 18 per cento del fondo destinato a finanziare la spesa sanitaria, con uno scostamento, rispetto ad un tetto prefissato di circa due punti e mezzo e con un incremento in termini assoluti di circa un milione di euro rispetto al 2021.
Il monitoraggio dell’AIFA è articolato essenzialmente in 2fasce: la quota della farmaceutica convenzionata (quella distribuita dalle farmacie dietro ricetta ed a carico del SSN), e la quota di farmaci ad acquisti diretti (i cosiddetti farmaci specialistici) ad utilizzo esclusivo ospedaliero (Fascia H) o distribuiti direttamente dagli ospedali e dalle ASL (Fascia A). Ad esse andrebbe aggiunta una quota, che è minimale, per i Gas medicinali.
A Livello nazionale per ognuna di queste fasce è stato predeterminato un tetto di spesa di riferimento rispetto al FSN: il 7 per cento per la farmaceutica convenzionata, il 7.85 per cento per la specialistica, lo 0,20 per cento per i gas medicinali, per un totale complessivo di 15,05 per cento. (Tabella I)
Per meglio comprendere e rendere di più immediata comprensione i numeri ed i dati del monitoraggio è preferibile far riferimento non tanto alle cifre assolute quanto alle quote pro –capite, le quote cioè che si spendono per ogni cittadino, come media ovviamente e come esse si siano evolute, almeno negli ultimi quattro anni (2019 e parte 2020 periodo pre-Covid, 2020-2022 periodo emergenza Covid). Tabella II.
Come si vede la spesa per la farmaceutica convenzionata è rimasta sostanzialmente costante in questi ultimi anni (2019-2022), mentre la spesa per la farmaceutica specialistica ha avuto una forte impennata nel passaggio 2019-2020 ed è andata crescendo, anche se di poco, negli anni 2021-2022. C’entra il Covid?
Per la quota della farmaceutica convenzionata la maggior parte delle regioni (14/21) è riuscita a rispettare il tetto del 7% con una media nazionale di 6.42% e tra queste anche l’Umbria (5.83%), mentre per la quota della farmaceutica specialistica nessuna regione è riuscita a rispettare il tetto del 7.85%. con scostamenti che arrivano anche all’11.89%, una media nazionale di 9.81%, e con l’Umbria al quinto posto con un 11.09%.
Per una maggiore e più completa comprensione del fenomeno e dell’entità reali delle risorse dedicate alla spesa farmaci, alla quota a carico del SSN, andrebbe sempre aggiunta la quota che è a carico diretto dei cittadini sia a per la quota dei farmaci che il SSN non rimborsa, sono i farmaci di fascia C che nel 2022 è stata pari a circa 800 mila euro, e sia per la quota Ticket che è stata pari a circa un miliardo e mezzo. Cifre importanti ed entrambi le quote sempre in aumento nel quadriennio 2019-2022. (Tabella III).
E’ molto? E’ poco? E’ difficile a priori definirlo, specie se i riferimenti prioritari sono i “tetti” di spesa e non i bisogni ed i risultati. Ed è quasi impossibile depurare eventuali diseconomie o sprechi per un settore di un forte impatto personale e sociale, come è quello della salute che l’art. 32 della Costituzione definisce come “fondamentale”.
Molto spesso, però, in questi ultimi decenni le esigenze di bilancio, e quindi anche i “tetti”, sono state ritenute (ed anche accettate?) prioritarie ed esclusive. Non a caso è diventato prevalente, quasi di moda, parlare di “sostenibilità” e non di “appropriatezza”, sostituendo al fine i mezzi.
La sostenibilità, peraltro, è sempre figlia di una scelta e quindi emendabile, mentre l’appropriatezza ha un valore in sé, più scientifico, perché è l’espressione di una ottimizzazione del binomio efficacia/efficienza, è il parametro che misura risorse e beneficio ottenuto. E non sempre i “risparmi” sono sinonimi di minori “sprechi”.
L’Umbria in questo panorama presente alcune peculiarità che analizzeremo in una prossima nota.

