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La conoscenza come antidoto alle dipendenze

Con BeLeo l’associazione giovanile del Lions ha portato gli studenti del Classico a comprendere meglio il proprio territorio. LE FOTO. I VIDEO.

TERNI – Giovani e dipendenze. Giovani e ogni tipo di dipendenza: fisica, psichica, di altro genere. I giovani al centro del progetto BeLeo  – essere Leo –  che i ragazzi di Leo Club Terni hanno ideato ed organizzato. Otto gli incontri che si sono sviluppati da gennaio a giugno.  «Siamo l’Associazione giovanile del Lions Club International – spiega Marzia Latini, presidente dei Leo Club Terni – e con BeLeo abbiamo  voluto che gli studenti venissero a contatto diretto con una delle problematiche di questo territorio per cercare di dare risposte nuove e magari intervenire. Abbiamo scelto di approfondire il tema delle dipendenze da droga, tecnologiche, magari sentimentali. Questa mattina, a conclusione del progetto, capiremo quali sono le loro proposte e cercheremo di metterle a terra».  

Marzia Latini ribadisce più volte l’importanza delle relazioni: «Alla base si ogni progetto c’è un rapporto di amicizia che ci lega». Ecco perché sono arrivati a quota 22 in pochissimo tempo: 22 giovani tra i 16 e i 30 anni che cercano di trovare il modo – riuscendosi – di costruire “service” per contrastare, ad esempio, il fenomeno delle dipendenze. BeLeo ha coinvolto gli studenti della Prima F del Classico rendendoli consapevoli e informati.  Una campagna di informazione e sensibilizzazione che porterà ad altri progetti, questa volta di aiuto. «Aiutare i giovani a conoscere sé stessi e il mondo che li circonda significa farli crescere in modo responsabile». In Bct, all’appuntamento conclusivo del progetto BeLeo, anche due ragazzi della Comunità Incontro di Amelia. Due storie diverse che consegnano agli studenti.  Orazio, di Messina, in comunità da un anno:  «La mia esperienza nel campo degli stupefacenti inizia a 14 anni. Prima inizio con le droghe leggere, poi passo a quelle pesanti e poi mi ritrovo in comunità perché riesco a riconoscere che il problema era il mio romanzo familiare, la mia infanzia, e che il supporto psicologico era quello che mi serviva».  Luca, di Roma, da meno tempo: «Io qui non ci volevo venire. Io preferivo morire. Per me è stato più difficile accettare il percorso di recupero. Ma oggi posso dire che riesco a sentire le emozioni e riesco a viverle a pieno. Prima invece non riuscivo a gestirle». Orazio e Luca si sono «confidati». Hanno spiegato le dinamiche che li hanno portati a scivolare  in quel vortice «che ti tira inesorabilmente verso il basso».  Per Luca è stato difficile accettare aiuti. Per Orazio una necessità.  L’assessora a Scuola e Welfare Viviana Altamura (nel video), ha incoraggiato i ragazzi della Comunità Incontro. Agli studenti ha detto: «E’ molto importante partecipare a progetti del genere e soprattutto ti aiutano a non cadere in certe trappole».

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