di Francesco Bircolotti
PERUGIA – Storia lunga da leggere, ma figlia di questa città #accademiapersempre #3settembrefestacittadina
Giovedì: «Gualtie’, me lo fai l’ultimo “Satellite”?». «È dura, ci hanno messo sotto assedio e abbiamo finito tutto. Però vediamo…», risponde chi per più di cinquant’anni è stato dietro a quel bancone, che fino al 1993 però era a ridosso della parete opposta. Così, quando stamattina (domenica 3 settembre) per l’ultima volta sono entrato lì dentro dove sono cresciuto, con la pelle d’oca già in tiro, l’obiettivo non andava oltre il saluto finale. Invece, col sorrisetto sornione sotto quei baffi diventati bianchi da un bel po’, l’amico di tutti mi chiama verso il freezer e tira fuori il pacchetto: «Eccolo! Purtroppo te l’ho giusto messo nella carta ché i contenitori di plastica li abbiamo finiti. Comunque “è fresco”, al solito». E allora la pelle d’oca si tramuta in brividi e ci scappa la lacrimuccia, su cui intingere la gratitudine per chi ha fatto di quel bar, “Premiata pasticceria” (che originariamente fu aperta dai primi titolari negli anni ’50 dall’altro lato di via dei Priori poco più sotto dove poi venne un fotografo), un’autentica casa per noi “freghi” dell’epoca e una tappa imperdibile per tutti i perugini. Nell’ultimo giorno di apertura, con la saracinesca che si abbasserà definitivamente già a metà pomeriggio, ho il mio “Satellite” e l’orgoglio di essere stato tra gli ultimi ad entrare li. Non so se e quando mangerò il mio feticcio meringato. «Hai tempo un mese per consumarlo, se lo tieni bene in freezer», mi fa Gualtiero, che capisce al volo il senso di quell’ultimo acquisto.

Del resto, mi conosce troppo bene da quando, bambino, non c’era domenica senza 10-12 paste dopo l’uscita dalla messa a San Filippo Neri; e non c’era compleanno di qualsiasi membro della famiglia senza la garanzia “Saint’Honorè”, che tutti nominavamo e nessuno sapeva mai scrivere. E poi, insieme ad Angelo e Vincenzo, ma anche Loriano Calzoni, nella mia adolescenza ha visto utilizzare dal sottoscritto sacchi di monete prima da 100 e poi da 200 lire su quel flipper dove vincevo mucchi di partite alla Verdone; su quella consolle dove “Space invaders” (e oggi ci ho pure messo apposta la maglietta 🤦) o il “Pac-man” o il biliardo elettronico non avevano segreti a suon di record; e su quel jukebox con i più grandi successi ma anche le più grandi minchiate musicali degli anni ’80. Stava tutto lì, subito a sinistra rispetto all’ingresso. Era un po’ il mio mondo ed era comunque sempre una festa. Fin quando la vita cambiò: del bar col nuovo look e di chi scrive perché si cresce e magari si cambiano troppe case. Ma a non cambiare mai sono stati loro: gli angeli dello “zuccotto” e del Montebianco (tutto una parola) alle castagne, dei gelati e del Profitteroles, dei bomboloni e delle mignonette, delle crostatine e dei cilindri wurstel e piselli, i primi a farli a Perugia. Sapori intramontabili, come i sorrisi e i ricordi. E come quell’insegna azzurra che, nonostante il futuro sia già alle porte (infiniti auguri, ma si rispetti la tradizione…) resterà sempre accesa in tutti noi!

