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«Nuovi alloggi per studenti? Sì, forse. Ma alle calende greche. Dalla Regione solo annunci spot»

Bori (Pd): «Mancano ancora 300 posti letto che l’Adisu non potrà garantire. Non si è fatto abbastanza per evitare ancora l’emergenza»

PERUGIA – Crisi abitativa e studenti arrabbiati per la difficoltà di trovare alloggi: dopo gli annunci della Regione sui nuovi posti letto previsti a Perugia, risponde il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd).

«Nonostante la propaganda e le misure spot, la Giunta Tesei non fa nulla per la crisi abitativa degli studenti. Per questo parteciperò alla mobilitazione lanciata dall’Udu per il prossimo 26 settembre e chiederò ufficialmente che le associazioni vengano ascoltate in audizione nella Commissione consiliare competente». Così in una nota Bori in relazione alla comunicazione dell’Agenzia per il diritto allo studio universitario dell’Umbria «che ha confermato quello che sembra essere comunque sotto gli occhi di tutti, ovvero che la Regione non ha fatto abbastanza per evitare il ripetersi dell’emergenza». «Con il cammino della mozione ‘Umbria studiata per studiare’ – spiega Bori – ci stiamo impegnando per costruire un’Umbria a misura di studenti, sia dal punto di vista abitativo, di infrastrutture e di servizi. In questo quadro è sconfortante che ancora una volta le domande degli studenti siano ben superiori alla disponibilità. Questo significa che l’Ateneo presenta un profondo credito da parte degli studenti che lo scelgono, non supportato dai servizi. Stando ai numeri disponibili, mancano ancora 300 posti letto, che l’Adisu non potrà garantire e la Regione si è affrettata ad annunciare una serie di misure spot. Misure promesse che, ammesso che poi arrivino ad essere attuate, si andranno a concretizzare per le calende greche. I posti letto invece mancano oggi, gli affitti sono alle stelle e gli studenti e le famiglie sono in difficoltà, con sempre più probabile la possibilità che ci sia chi deve rinunciare a studiare per mancanza di risorse. Questa non è la nostra Umbria. La regione che immaginiamo è quella in cui nessuno resta indietro e non ci si preoccupa degli studenti fuori tempo massimo».

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