Il parco che cura platea

Pomeriggio festoso alla Città della Domenica: il parco invaso dai nonni tra allegria e inclusione

Così nello spazio verde di Perugia si realizza il sogno di Mariella Spagnoli e del suo pensiero rivolto alle persone anziane

Redazione Perugia

PERUGIA – Grande affluenza giovedì 21 settembre alla Città della Domenica che, in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer era gremita come mai prima di allora di “nonni”. Molti infatti i gruppi di anziani accompagnati dai loro familiari e da alcuni operatori di strutture residenziali, centri diurni, case di quartiere e domicilio, per un pomeriggio festoso a conclusione del progetto “Il dono di Mariella Spagnoli. Città della Domenica: un parco che cura“.

In questi mesi infatti, tra la primavera e l’estate, il parco perugino ha ospitato le attività di stimolazione cognitiva e sociale portate avanti dall’associazione Malati Alzheimer e Telefono Alzheimer (Amata) Umbria, attività rivolte a persone anziane con disturbi cognitivi di grado lieve.
Il pomeriggio si è aperto con una santa messa presieduta da sua eccellenza monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo della diocesi di Perugia – Città della Pieve, animata dai canti degli anziani e del coro del centro socioculturale di Ponte Felcino, ed è proseguito con una “merenda in musica” fra tanti sorrisi e abbracci.

santa messa a città della domenica

Ad accogliere gli ospiti, tra cui Edi Cicchi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Perugia, e Annalisa Longo, presidente dell’associazione Amata Umbria, sono stati Maddalena Furbetta e Alessandro Guidi, la prima amministratore unico e il secondo direttore di Città della Domenica. Insieme hanno trasformato il sogno di Mariella Spagnoli in realtà: poco tempo prima di morire, infatti, la figlia di Mario, fondatore di Città della Domenica, interrogandosi su dove e come passassero il tempo le persone anziane, aveva espresso il desiderio che il parco perugino, con il suo enorme potenziale, venisse messo a disposizione degli anziani, perché potessero trascorrere piacevoli momenti di svago e socializzazione. Da qui la collaborazione con Amata Umbria che ha coinvolto nel progetto diverse figure specializzate, psicoterapeuti, geriatri, psicologi, musicoterapisti, art-counselor ed educatori, per interventi psicosociali.

«Mia mamma – ha dichiarato Maddalena Furbetta – credeva fortemente in questo progetto, perché qui le persone anziane possono beneficiare del contatto con la natura e gli animali. Per alcuni di loro si tratta di un ritorno al parco dopo molti anni e può quindi stimolare la memoria e il ricordo. Oggi celebriamo con una festa la conclusione del progetto, ma crediamo si possa replicare in futuro».
«È stato davvero un bel pomeriggio – ha affermato Longo – a cui hanno partecipato anziani da Perugia, Città della Pieve, Bastia Umbria. Tanti volontari e scout ci hanno dato una mano e finalmente il sogno di Mariella si è realizzato. Terminata la stagione estiva e le attività all’aperto, l’associazione proseguirà il suo lavoro e speriamo che nella prossima primavera possiamo riprendere le attività nel parco, perché per gli anziani è un posto diverso rispetto alla loro quotidianità, un’opportunità molto buona per loro».
Monsignor Maffeis ha voluto portare con la sua presenza un messaggio di vicinanza alle famiglie: «Davanti a queste malattie – ha detto Maffeis – spesso la famiglia è sola e porta un carico incredibile. Sappiamo che la vita è comunicazione, è relazione. Rassegnarsi a non poter avere un rapporto con un proprio caro è davvero difficile. La giornata odierna ha dimostrato quanto sia importante trovare forme per condividere tempi, per condividere quell’ascolto possibile con la vicinanza e la prossimità di cui tutti abbiamo bisogno».
«Oggi abbiamo la testimonianza di quanto insieme si possono fare tantissime cose – ha detto Cicchi –. Abbiamo bisogno di una rete consolidata nel territorio, di una filiera di servizi che possano essere adattabili alle esigenze di ciascun anziano. Per esempio, i centri diurni sono un grosso sollievo per le famiglie. Dobbiamo prendere atto che la famiglia oramai è affaticata non solo dal punto di vista economico, perché avere un’assistente privato è un costo importante, ma anche sociale perché una volta le famiglie erano più numerose ed era più semplice badare agli anziani in casa. C’è bisogno di rafforzare il sistema del welfare».

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