R.P.
PERUGIA – Ancora quattro anni di attesa ed entrerà in funzione il primo termovalorizzatore dell’Umbria. L’entrata in funzione dell’inceneritore, è prevista entro gennaio 2028. La tempistica viene dettata nel nuovo Piano regionale dei rifiuti, che è stato varo nella giornata di martedì 14 novembre dall’aula di palazzo Cesaroni.
Queste le tappe per la realizzazione dell’opera. A febbraio del 2024 è previsto l’inizio dell’iter. Tutto viene messo nelle mani dell’Auri (l’Autorità umbra per i rifiuti e l’idrico), ovvero ai sindaci dei 92 Comuni umbri. Il luogo dove sorgerà l’inceneritore? Se ne parlerà più avanti. Tutto dovrà essere completato entro il 31 dicembre 2027. A inizio 2028, l’impianto inizierà a operare. Il costo del termovalorizzatore? Circa 200 milioni di euro.
Al termine di un dibattito lungo quasi sei ore, la votazione ha riservato alcune sorprese. La maggioranza di centrodestra, ovviamente, ha votato convintamente a favore. Ai sì della coalizione governativa si è aggiunto anche quello del consigliere Andrea Fora, fresco di approdo nel centrodestra. La calendiana Donatella Porzi ha optato per l’astensione. Il resto dell’opposizione (Pd, Movimento 5 Stelle e il consigliere Bianconi) hanno invece abbandonato l’emiciclo.
Il Piano individua si obiettivi generali, ovvero ridurre la produzione dei rifiuti; minimizzare lo smaltimento in discarica con il conferimento massimo del 7 per cento del totale rifiuti urbani entro il 2030, con cinque anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale. Incrementare quali-quantitativamente la raccolta differenziata al fine del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio e recupero dei rifiuti (indice di Riciclo al 65 per cento entro il 2030) con cinque anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale. Uniformare le modalità dei sistemi di raccolta e aumentare la conoscenza e promuovere l’adozione di comportamenti consapevoli e responsabili in tema di rifiuti ed economia circolare.
Razionalizzare e ottimizzare il sistema impiantistico nel rispetto del principio di prossimità ed al fine del contenimento dei costi. Sarà l’Auri a decidere la localizzazione puntuale dell’impianto di termovalorizzazione, la cui messa in esercizio viene prevista per il mese di gennaio 2028, segnando così l’interruzione del conferimento in discarica dei rifiuti derivanti dal ciclo di gestione dei rifiuti urbani che potranno essere recuperati dal punto di vista energetico.
Rispetto alla localizzazione del termovalorizzatore la Regione ha provveduto a definire le mappe delle aree non idonee del territorio regionale.
La parola è quindi passata al presidente della seconda commissione e relatore di maggioranza, il leghista Valerio Mancini: «Oggi si pone in atto l’azione di uno degli atti più importanti della programmazione regionale. Il Piano dei rifiuti era atteso da otto anni, in un’ottica di adeguamento normativo già in ritardo con il vecchio piano».
Per il relatore di minoranza, il pentastellato Thomas De Luca, il Piano «presenta criticità estremamente evidenti. Il piano economico finanziario del termovalorizzatore si basa su una valutazione dell’Enea del 2007. Prendendo semplicemente a riferimento i costi della realizzazione dell’inceneritore di Parma del 2012 emerge che i costi lievitano da 130 a 200 milioni di euro. Si può bene immaginare come ad oggi i costi di realizzazione siano ben superiori a quelli previsti».
La discussione ha visto quindi l’intervento del consigliere del Pd Michele Bettarelli: «La Regione con questo piano compie scelte basate sulla chiusura del ciclo attraverso l’incenerimento. Esistevano altre alternative, per ridurre i rifiuti ad un punto tale da rendere antieconomico la realizzazione di un inceneritore, puntando poi su accordi interregionali e sul css.
Dello stesso tenore il dem ternano Fabio Paparelli: «Non ci sono azioni coraggiose per ridurre la produzione dei rifiuti e per il sostegno al riutilizzo della materia riciclata. La dimensione dell’inceneritore, da 160mila tonnellate, porterà a fare passi indietro sulla raccolta differenziata: per renderlo sostenibile dovremo ridurre la raccolta differenziata. Tutto questo mi porta a votare contro questo Piano».
Il capogruppo M5S De Luca ha affermato: «Vedremo come sarete in grado di spiegare ai cittadini le vostre scelte. Sono le regole che avete scritto voi che impediscono di poter gestire i rifiuti. L’inceneritore non elimina le discariche, anzi il vostro piano creerà una emergenza discariche».
L’esponente di Patto civico, Andre Fora, ha annunciato il proprio sì perché «si tratta di un tassello decisivo per il futuro dell’Umbria, che fa uscire la nostra regione dalla politica degli struzzi. Il piano proposto è stato considerato ragionevolmente da tutte le rappresentanze del settore. Lo voterò con la consapevolezza che è un piano migliorabile e perfettibile, ma un punto di partenza che finalmente fa si che la politica si assuma un atto di responsabilità».
La capogruppo del Pd, Simona Meloni, ha ricordato che «nel 2016 un leader di partito di questa maggioranza sosteneva i consiglieri che avevano occupato il Consiglio regionale contro le scelte del vecchio Piano dei rifiuti. Serve una profonda conoscenza tecnica e tecnologica di questo settore per prendere decisioni. Il Piano del 2009 era più coraggioso ed anche trasparente rispetto all’attuale».
Fortemente negativa anche la valutazione del segretario umbro piddino, Tommaso Bori: «Sbagliato confondere idee e valori con le ideologie. L’ambiente non è un tema condiviso e comune. Non a caso il cambiamento climatico viene negato dalla destra. Voterò contro questo Piano e trovo assurdo che chi è stato eletto in opposizione a questa destra lo voti».
Il presidente del gruppo misto, Vincenzo Bianconi ha sostenuto che «non si possono relegare visioni diverse a visioni ideologiche, questo è offensivo. Dobbiamo confrontarci sulla nostra visione di futuro, dobbiamo chiederci quali saranno gli effetti di queste scelte nei prossimi 30 anni».
In chiusura, è arrivata la replica del vicepresidente della Regione e assessore all’ambiente, Roberto Morroni: «Il Piano soddisfa un bisogno irrinunciabile, l’autosufficienza nella gestione della tematica con efficienza e stabilità in un’ottica di lungo periodo. Siamo un regione che nel corso degli anni ha intrapreso un percorso virtuoso della raccolta differenziata, oggi il dato medio è il 68 per cento. Abbiamo indici di riciclo del 57 per cento, dato fortemente dolente alla luce degli atti di programmazione, europei e nazionali: anche oggi portiamo in discarica oltre il 30 per cento dei rifiuti». L’obiettivo della differenziata, ha annunciato Morroni, è «dal 68 al 75 per cento»