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Il Tulipano, il grattacielo dell’Umbria da monumento al declino oggi diventa simbolo del rilancio di Terni: 100 posti e investimenti, sviluppo invece di degrado

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | L’ultimo miglio del progetto in commissione a palazzo Spada: via alle opere di urbanizzazione. Ora la Giunio Marcangeli srl va a chiudere il progetto in tre step. In tre anni (col Covid in mezzo) risolti 40 anni di incomprensibili ritardi

di Marco Brunacci

TERNI – Lo sapevate che il Tulipano è l’edificio più alto dell’Umbria? Non solo di Terni, dell’Umbria. 90 metri. E va bene che nel mondo ci stanno in giro torri molto più alte, ma qui è un grattacielo. Ma soprattutto un simbolo.

Per Terni è stato il monumento al degrado, per anni e anni, la plastica rappresentazione in cemento della decadenza, una struttura spettrale lasciata lì dal 1981 da una società araba (e vi risparmiamo le chiacchiere e leggende che ne sono seguite).
Un pezzo di storia che diceva come l’acciaio si era incanalato negli oscuri meandri di una crisi senza soluzioni e il resto della città non sapeva reagire.
Novanta metri anneriti alti come una condanna, che raccontavano il declino come destino della città.
Si capisce così perchè è tanto importante che ieri – in commissione edilizia di palazzo Spada – sia stato percorso l’ultimo miglio (Giorgetti docet) del rilancio (manca ancora la firma di una convenzione col Comune di Terni) con l’approvazione delle opere di urbanizzazione per l’area interna (anche qui serve ancora un passaggio per rendere all’esterno l’area ben collegata con la città intorno, dopo averla resa razionale al suo interno).
Così il Tulipano è una cosa diversa da un intervento edilizio, perché diventa da monumento al degrado a segno della ripartenza di una città. Di più: un “bridge” (dicono in finanza), un ponte verso il futuro, il segno verificabile, tangibile, che con opere così si può stringere una sorta di patto generazionale. Il messaggio? Lasciamo sviluppo, e non declino, a chi viene dopo di noi.
Nell’edificio, è già deciso, ci lavoreranno più di cento persone, ci hanno investito tre multinazionali (la danese Jysk sta iniziando), un ristorante di sushi, una corona di luci futuribili invece di buio e degrado. Timing fissato: si parte a Natale, poi secondo step i primi dell’anno, tutto pronto entro settembre 2023.
Sul perché la politica ci abbia messo 40 e più anni per decidersi, oggi non ce lo stiamo neanche a chiedere. Ci concentriamo sul fatto che c’è una “genius” umbro, una determinazione e la creatività, un modo di incidere sul lavoro e sullo sviluppo, che ancora una parte degli imprenditori umbri possiedono. Qui il piccolo, concreto miracolo lo ha fatto la Giunio Marcangeli srl, che ha preso in mano edificio e progetti a gennaio 2020, non si è fatta scoraggiare neanche dalla pandemia, e chiuderà in meno di 3 anni l’intera partita.
Dovremmo dirlo ora: da qui si prenda esempio.
Nel momento in cui i grandi strateghi di questa Terra progettano momenti bui (proprio nel senso di senza luce) e recessioni presunte “terapeutiche” in risposta alle febbri inflazionistiche, dopo anni di pandemia, tornerà utile tenere a mente Il Tulipano di Terni e la caparbietà e la creatività, la capacità di progettare il futuro e di rischiare sullo sviluppo, che hanno alcuni imprenditori umbri. Un porto sicuro, piccolo, certo, ma forse utile perfino in questa tempesta planetaria.

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