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“Ci vuole orecchio” per aprire la stagione di prosa del Teatro Manini di Narni

Lo spettacolo di Stefano Belisario in arte Elio (delle Storie Tese) è dedicato a un confronto con l’eredità musicale di Enzo Jannacci

di Aurora Provantini

NARNI (Terni) – Il primo ospite della seconda stagione di prosa del Teatro Manini di Narni a firma di Francesco Montanari e Davide Sacco, è Elio. Che con “Ci vuole orecchio ” canterà Jannacci venerdì 28 e sabato 29 ottobre alle ore 21. Nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, salirà sul palco con cinque musicisti: Alberto Tafuri (pianoforte), Martino Malacrida (batteria), Pietro Martinelli (basso e contrabbasso), Sophia Tomelleri (sassofono), Giulio Tullio (trombone), per il primo dei dodici spettacoli in cartellone.

A loro toccherà accompagnare il confronto tra due saltimbanchi della musica, alle prese con un repertorio umano e musicale sconfinato, che sarà arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di “schizzo” Jannacci. Da Beppe Viola a Cesare Zavattini, da Franco Loi a Michele Serra, da Umberto Eco a Dario Fo a Carlo Emilio Gadda. «Enzo Jannacci, il poetastro come amava definirsi, è stato il cantautore più eccentrico e personale della storia della canzone italiana, in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. E ogni volta il suo sguardo, poetico e bizzarro, è riuscito a spiazzare e stupire: popolare e anticonformista contemporaneamente. Jannacci è anche l’artista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ‘70, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale. Un Buster Keaton della canzone, nato dalle parti di Lambrate, che verrà rivisitato, reinterpretato e “ricantato” da Elio».
La stagione targata Montanari e Sacco apre con una festa dedicata all’eredità culturale e musicale di Enzo Jannacci, dunque. Anche se il 21 e 22 ottobre il Manini aveva già “aperto” ai cittadini, invitati ad abitare gli spazi del teatro e ad imparare a gestirlo. L’occasione era “Occupazioni cittadine”: un progetto che i due direttori artistici avevano dovuto rimandare durante il periodo della pandemia e che ha coinvolto cinquanta 50 spettatori-attori. Persone incuriosite dalle modalità di fare teatro che hanno potuto recitare, mangiare e dormire sul palcoscenico.
«Stiamo rendendo Narni la casa della cultura, dell’arte e della bellezza, di chi voglia scoprire nuovi mondi ed entrare in un rapporto più importante con l’essere e con l’io». Nelle intenzioni di Montanari e Sacco c’è rendere il teatro di Narni un luogo da abitare sempre, sia fisicamente sia sentimentalmente, un luogo in cui potersi sentire a casa. «Infatti – sottolineano – per questa seconda edizione la nostra attenzione si è soffermata sul concerto di felicità, quella giornaliera, che ti accompagna nelle piccole cose ed è il moto continuo dei grandi cambiamenti della nostra vita. Siamo arrivati alla conclusione che, se l’arte più grande è il vivere e tutte le espressioni dell’arte si nutrono di vita, allora la felicità è essa stessa arte». Si inizia con lo spettacolo musicale che vede Elio confrontarsi con l’eredità di Enzo Jannacci (la regia e la drammaturgia è di Giorgio Gallione per una coproduzione Agidi e International Music and Arts) e si prosegue con “Kobane calling on stage” domenica 13 novembre: debutto regionale della trasposizione teatrale del meraviglioso reportage a fumetti firmato Zerocalcare. E il 29 novembre sarà la volta di “Qualcuno volò sul nido del Cuculo”, adattamento dell’omonimo romanzo di Dale Wasserman curato da Maurizio de Giovanni e diretto da Alessandro Gassman (cast corale di 12 attori guidati da Daniele Russo).

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