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Dal turismo alle infrastrutture, ecco le 10 gambe su cui si muoverà l’Umbria per battere la crisi. Senza aumento delle tasse

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | L’aeroporto e il Pnrr, il nuovo ruolo delle società partecipate, la scommessa della sanità. Tesei e la sua Giunta partono più attrezzati di altri in virtù del recupero dell’economia in questi primi due anni e mezzo, ma si attende ancora burrasca

di Marco Brunacci

PERUGIA – Si parte da un dato, ormai certificato da tutte le ricerche: l’Umbria, negli ultimi tre anni, ha recuperato il divario che aveva rispetto alla crescita media nazionale. Ha progressivamente lasciato il sud, verso il quale stava scivolando, per tornare in scia al nord. E questo per Pil, occupazione, export, valore aggiunto.

Per questo motivi di presenta più attrezzata di altri e con migliori fondamentali alla sfida della crisi che si sta annunciando, un mix di caro energia, inflazione, rialzo dei tassi di interessi, conseguenti venti di recessione.
Il Defr (Documento di economia e finanza), appena varato dalla Giunta regionale per i prossimo anni, muove dall’impegno a non aumentare la tassazione e invece a lavorare insieme alle imprese, per sfruttare le occasioni che anche in questa crisi ci stanno.
Ecco allora le 10 “gambe” indicate dal Defr sulle quali reggersi e, se la situazione nazionale e internazionale lo consentirà, tornare a correre.
1. Le infrastrutture. Si lavora per realizzare la stazione ferroviaria di Collestrada (per completare il progetto aeroporto), quella della Media Etruria a Farneta. Poi si va a chiudere per la linea Terni-Spoleto, per ridare una prospettiva alla ex Fcu, facendola arrivare fino a Sulmona, per raddoppiare la Foligno-Terontola. Per le strade si chiude la partita della Tre Valli. Un lavoro con basi solide, che prevede però una prospettiva da altri 5 anni di mandato (l’assessore Melasecche è pronto).
2. L’aeroporto. Viene portato come un fiore all’occhiello dalla presidente Tesei. Ora però ecco i nuovi step, trovare i finanziamenti che servono per realizzare le strutture indispensabili per raggiungere, prima dei tempi previsti, la quota di 500mila passeggeri. Quindi entrare nella serie A italiana degli scali con l’hub a Francoforte e, a quel punto, mettersi a tavolino con Ryanair per esaminare le possibilità di realizzare il piano da un milione di viaggiatori che la compagnia low cost ha già tratteggiato.
3. La ricostruzione.Tesei ci ha creduto e ci ha investito. L’accelerazione c’è stata, le ricadute economiche anche. Il 75% della ricostruzione privata è completata, ancora un po’ e quella pubblica va in scia. Cosa serve ora? Agganciare risorse e opportunità del Piano per lo sviluppo del cratere. L’Umbria potrebbe contare su 200 milioni, forse più, tenendo presente che Spoleto fu a suo tempo inserita (sindaco Cardarelli) nell’area del cratere.
4. Il Pnrr. Quante parole sprecate. La piccola Umbria è riuscita ad acquisire finanziamenti per 1 miliardo e 700 milioni. In questi casi contano solo i fatti: è da considerare per Tesei una missione riuscita. Quale è il problema? Si tratta ora di “mettere a terra” i fondi ottenuti. E qui la Regione è direttamente titolare solo di una parte della montagna dei soldi. Il grosso lo devono fare i Comuni e vengono i brividi pensando che a Cesi non si riesce ancora a far partire in maniera credibile un progetto da 20 milioni.
5. Il turismo. Il lavoro fatto fin qui dall’assessore Paola Agabiti Urbani ha dato risultati importanti. Qui si tratta di chiudere il cerchio: fare dell’Umbria una meta per tutto l’anno è un obiettivo a portata di mano, allungare i tempi di permanenza dei visitatori (oggi si è a 2,5 giorni di media, non si arriva a 3) è possibile se finalmente si “mettono in rete” le tante attrazioni dell’Umbria (dalle città d’arte alle Cascate delle Marmore). Urge realizzare VisitUmbria. Ma anche invitare gli operatori a svecchiare l’offerta.

6. Transizione energetica, ambientale e digitale. Non sono slogan, qui ci sono grandi spazi di crescita. Vanno colti. Ma essere riusciti a far riconoscere l’Umbria come un modello di sostenibilità (qui il Defr si incrocia con i piani di Confindustria) è molto positivo.
7. L’agricoltura. Il settore resterà robusto per quel che può). Motivo? Semplice: il pressing attuato da Tesei e Morroni ha consentito di avere gli stessi fondi europei senza i tagli preventivati a Bruxelles. Quindi si va avanti.
8. Il sociale. Qui il Defr esemplifica: la Giunta regionale punta tutto sul sostegno alle famiglie. Lo fa con i bonus, con i (non molti) pregi e i (parecchi) difetti di questo tipo di sistema.
Da segnalare gli stanziamenti per la disabilità e la ampia no tax area per gli studenti universitari.
9. La sanità. Il cambio di passo è stato impostato tra critiche e confronti accesi. A inizio del prossimo anno si inizieranno a vedere i primi frutti, sempre che i piani funzionino. Dalle liste d’attesa alla mobilità dei pazienti (meno possibile passiva, più possibile attiva) la sfida è lanciata. La scommessa è grande. Qui si decide tanta parte del destino della legislatura.
10. Le società partecipate. Erano il buco nero dei bilanci regionali. Ora sono risanate. Onore al merito. Possono portare vantaggi per le finanze regionali dopo essere state per anni una zavorra? Per ora verranno schierate, nella crisi che si annuncia, con una funzione – diciamo – anticiclica. Per capirsi: i 350 milioni di investimenti dell’Ater in edilizia popolare serviranno anche da volano per occupazione e sviluppo.
Ecco le 10 gambe per reggersi, camminare o anche correre. Una sfida lanciata.
Va aggiunto che per gestire questo Defr c’e’ una concertazione della Giunta regionale e di Tesei in persona che mette al centro le imprese, intese come produttrici di ricchezza per l’intera comunità regionale.
Con i sindacati il confronto diventa, giocoforza, più dialettico, vista questa impostazione. Con la Cgil soprattutto.
Ma per tutti a contare devono essere i risultati. E sul terreno delle “cose da fare” Tesei – a onor del vero – ha accettato di misurarsi fin dal primo momento.

Marco Travaglio

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