Fra.Cec.
FOLIGNO (Perugia) – “Qui dovevo stare” (Fandango libri) ha vinto la sezione narrativa del premio FulgineaMente, promosso dall’omonima associazione folignate e dedicato agli scrittori umbri. A darne notizia sui social è l’autore, Giovanni Dozzini, che venerdì 11 novembre ha ricevuto il prestigioso riconoscimento all’auditorium San Domenico di Foligno.
«Ne sono felice – scrive in un commento Dozzini – perché FulgineaMente è un premio fatto bene, con passione e competenza, che coinvolge moltissima gente e soprattutto moltissimi lettori. E perché “Qui dovevo stare” è ogni giorno di più il romanzo che avrei voluto scrivere e pubblicare nel momento in cui l’ho fatto».
IL LIBRO
Luca Bregolisse, detto il Brego, imbianchino quarantenne che se può lavora in nero, ha un passato da ragazzo dei centri sociali, una moglie a casa a cui non dà mai retta, una figlia piccola, un padre pensionato e comunista – che, quando è stato il momento, ha votato per la mozione Occhetto che ha ammazzato il partito – e un dipendente marocchino di nome Nabil pieno di guai, molti dei quali da ricondurre al figlio minorenne Mohamed, detto Massimino, che spaccia e ogni tanto scompare.
Il Brego lo sa come funzionano le cose, che prima in provincia tutti si stava meglio, senza immigrati e senza ladri, tanto che adesso è giusto pensare al porto d’armi, tra un caffè corretto con il suo amico il Tordo e un’occhiataccia della madre, che da morta gli si è appollaiata tra il sopracciglio e la tempia e non gli parla.
Solo che le cose si complicano quando Massimino torna a casa pestato dalla polizia e poi si dilegua, Nabil smette di presentarsi al lavoro per andarlo a cercare, e la vita quotidiana fatta di paste al sugo, appuntamenti serali e puntate al bar sembra uscire dai suoi binari.
A quel punto, il Brego dovrà decidere se pensare a loro, a risolvere le cose come vorrebbe la moglie Pamela, o pensare a sé come vuole lui e costruirsi un futuro diverso da quello che gli è stato riservato.
“Qui dovevo stare” racconta sedici giorni tra le maglie di un ragionamento interiore senza scampo e senza sconti, in un’escalation di disillusione e intolleranza, offrendo al lettore un rovesciamento di prospettiva provocatorio sulla mentalità e le scelte politiche di un Paese allo sbando, in cui il tessuto sociale è esploso e chi votava falce e martello oggi vota a destra, perché più del resto vale la paura.
