TERNI – Volano gli stracci e le toghe. Volano le accuse e le dimissioni all’interno del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Terni. Appena rinnovato. Che al momento di eleggere il suo presidente si spacca. Vince, per la prima volta, la mancata coesione tra gli avvocati di Terni.
Viene eletta, in verità, una donna: Stefania Cherubini con 5 voti. Gli stessi che prende Fabio Lancia, l’avvocato più votato al momento del rinnovo del consiglio dell’Ordine. Solo che Stefania Cherubini è l’avvocato più anziano e la presidenza va a lei. Ma succede qualcosa. Succede che in sei si dimettono la sera stessa: i cinque che hanno votato Lancia più l’avvocato che si è astenuto. E sei vuol dire la maggioranza (il consiglio dell’ordine è costituito da 11 avvocati). Succede il finimondo. Le chat si infuocano. I comunicati si moltiplicano. In una manciata di ore succede che la presidente donna – in carica un giorno solo – dichiara a Umbria7 che la conseguenza diretta delle dimissioni dei sei consiglieri porta al commissariamento dell’Ordine fino a nuove elezioni (120 giorni è il termine perentorio). La presidente evidenzia che «il consiglio dell’Ordine di Terni, democraticamente eletto, ha votato le cariche istituzionali in piena libertà e secondo la legge».
«Nel voto – sottolinea la Cherubini – è stata pienamente rispettata la volontà degli elettori che hanno designato consigliere le avvocate (sei tra i primi sette). Non altrettanto si può dire di chi, dopo essere stato eletto, mette a rischio di commissariamento un intero Foro costringendo i colleghi a nuove elezioni per ambizioni che appaiono quindi illegittime e personalistiche. L’aver riportato un ottimo risultato e aver conseguito più voti è lusinghiero ma, per fortuna, in un sistema democratico e in un organo collegiale, non sostituisce la legge che prevede espressamente l’elezione a maggioranza degli aventi diritto. In passato anche nel nostro Foro era successo che il più votato non fosse dichiarato presidente e allora il rispetto e il senso delle istituzioni prevalse sulle recriminazioni personali. Sicuramente – conclude Stefania Cherubini – questa vicenda amareggia e dispiacerà non solo a chi vuole impegnarsi per il buon funzionamento degli organismi, ma tutte le colleghe e i colleghi che quotidianamente svolgono la professione e confidano nello spirito di servizio di chi si è candidato a rappresentarli».
LA REPLICA
Immediata la replica dell’avvocato Fabio Lancia: «Invito la collega alla continenza delle espressioni, rigetto le accuse di personalismi, forse propri di chi in altri li vede. La decisione assunta dalla maggioranza dei consiglieri, non a cuor leggero, è la doverosa risposta a metodi non condivisibili. Ribadisco, infatti, l’assoluta convinzione che il consiglio non possa completamente disattendere la volontà espressa dagli iscritti e quello che è stato l’esito delle urne».
Sotto la toga, al momento, molti mal di pancia.
