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Inside/Da Bonaccini presidente ad Ascani nel mirino di Presciutti a cosa si sono detti Bori e Schlein. Ecco il day after del Pd

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | La ex viceministra contestata, il Bettarelli capro espiatorio, la composizione della lista bonacciniana giudicata non adeguata, gli equilibri infranti della Proietti, il ritorno della sinistra da Articolo 1, il “5 a 5” dell’Umbria

di Marco Brunacci

PERUGIA – Tutto quello che avreste voluto sapere sul Pd (umbro e non solo) e non avete avuto il coraggio di chiedere.

1.Il segretario regionale Bori, ad onta di certe critiche, è più in sella che mai. Era un simpatizzante della Schlein, alla fine ha dovuto far rotta su Bonaccini insieme con il suo riferimento nazionale, il Benifei. Sarà lui il decimo delegato all’assemblea nazionale fissata per il 12 marzo. Teoricamente quindi l’Umbria manda 5 per Schlein e 5 per Bonaccini. Se dicono il vero, i rumors parlano di uno scambio di battute con la segretaria nazionale. Che ricostruiamo così. Bori (all’incirca): «Cara segretaria arriva ora la sfida più difficile, lo so bene io: rigenerare una comunità e affrontare sfide controvento. Non sarà facile ma hai la stoffa per farlo». Ma il messaggio sarebbe venuto poco dopo. Più o meno con queste parole: «Su di te si è concentrata molta fiducia e grandi aspettative. Mi raccomando non tradirle». Cosa ha risposto Schlein non è dato sapere ma dovrebbe essere tutto finito con un «forte abbraccio e un lavoreremo insieme».

2.Lo sapete cosa dicono in tutte le stanze del Pd, dove pensano che il partito avrà comunque un lungo e prosperoso futuro? Che Schlein, forse proprio il 12, offrirà a Bonaccini la presidenza del partito. E Bonaccini? Accetterà. In serata erano quasi tutti convinti. A Roma e anche in Umbria.

3.Se Bori sta sereno, se Spinelli sa che a Terni ha vinto ma non è il caso di sbandierarlo in giro. Se a Terni l’attuale establishment difficilmente resisterà alla disfatta boacciana. Se, sempre a Terni, risorge ancora Marina Sereni (non esattamente il nuovo che avanza, ma di certo una skipper capace di portare la barca nelle acque più agitate senza problemi). E’ sicuro che in Altotevere è iniziata la rivolta contro Bettarelli, mite vice presidente riformista dell’Assemblea legislativa, che rischia di pagare per tutti. I sindaci Pd (San Giustino e Monte Santa Maria Tiberina), il rinato Giulietti da Umbertide, tanti altri ce l’hanno con il capolista delle armate di Bonaccini. Ce l’ha con lui – per la lista giudicata subito non all’altezza – soprattutto il sindaco di Gualdo Tadino, il cowboy furente Presciutti, ma anche la più defilata Simona Meloni, capogruppo in Regione, leader del Trasimeno che ha dovuto battersi con una mano legata dietro la schiena. Entrambi non sono stati candidati.

4.Ma Presciutti non è un tipo che si lamenta e basta., E’ partito lancia in resta contro tutti quelli che sono responsabili a suo dire del risultato. Volete sapere che succede? Bettarelli anche qui non è mica messo bene. Ma – udite, udite – l’obiettivo, se stai ben attento ai segnali, stavolta è un altro ed è molto più ambizioso: si chiama Anna Ascani. C’è perfino – gente navigata – che è sicura che stavolta l’ex viceministra non riuscirà a cambiare in tempo cavallo e resterà sotto le macerie della sconfitta bonacciniana. Ma sul finale della vicenda nessuno può mettere le mani sul fuoco, vista la grande abilità della stella Pd dell’Alto tevere.

5.Ultimo: avete la curiosità di sapere come è messa Stefania Proietti in tutto questo bailamme? Non bene, come sembrava a una prima lettura dei dati. Ad Assisi sono andati pochi a votare e Schlein ha vinto di due. Proietti risulta – raccontano fonti di solito ben informate – si è spesa per Bonaccini. Morale: dovrà mettere in campo le sue doti di recupero – per altro non comuni – per riprendersi la scena (e l’eventuale candidatura di campo largo per la presidenza della Regione nel 2024).

6.Chi entra e chi esce dopo il terremoto Schlein? Per ora c’è solo la fila in entrata: tutta la sinistra dura e pura finita in Articolo 1 e cespugli sparsi.

7.Infine: come sarà il Pd della Schlein? In realtà tutti sono concordi solo su una cosa. Non sarà più il Pd (che aveva l’ambizione di fondere la tradizione ex comunista con quella ex democristiana, dopo averci già portato parte dei socialisti). Avrà successo la neosegretaria? Una chance ce l’ha: è una novità e il crescente, critico distacco degli italiani nei confronti di tutto quello che è politica premia – di solito per un breve periodo, aspettando il prossimo – chi è nuovo.

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