di Marco Brunacci
PERUGIA – L’ultima questione, prima di andare a chiudere, si chiama articolo 24. Non è ostacolo di poco conto perchè parliamo del convenzionamento dei medici e del personale universitario con relativo trattamento economico. La convenzione sanitaria tra Regione dell’Umbria e Università di Perugia è all’ordine del giorno da mesi. Ora un nuovo ritardo, che si immagina piccolo, e che però rischia di creare qualche altra, non gradita, tensione.
L’incontro decisivo per far partire le nuove Aziende ospedaliero-universitarie (una rivoluzione nell’organizzazione dei due ospedali maggiori dell’Umbria, Perugia e Terni) era fissato per metà febbraio. Il rettore Oliviero era stato anche più ottimista con la presidente Tesei all’inaugurazione dell’Anno accademico di gennaio, ma ora il d-day (o almeno l’inizio dell’ultimissima fase applicativa) sarebbe il primo di marzo.
Il motivo del ritardo è comprensibile. La Regione vuole sentire le parti sociali sulla questione economica che è ovviamente di rilievo in ogni trattativa, ma in particolare quando si parla di medici e di ospedali.
Non sfuggirà a nessuno che l’Umbria è una regione piccola, relativamente poco attrattiva per i medici migliori. C’è poco, allora, da far demagogia. Se al trattamento economico base non si aggiunge la possibilità di avere per esempio una attività intra-moenia (fatta nell’ambito pubblico) che possa però essere espletata anche in regioni limitrofe, si rischia di non poter realizzare quella campagna acquisti di primari di valore di cui la sanità umbra ha necessità, specialmente in alcune aree (che non stiamo qui a ripetere una volta ancora).
Ma va ricordato anche che l’Umbria ha una legge inutilmente restrittiva (uguale solo a quella della Toscana e si immagina sia frutto da un simile improvviso furore ideologico) sull’attività privata dei primari.
Non è inutile sottolineare che l’applicazione della convenzione con l’Università è la speranza concreta di migliorare il servizio sanitario ai cittadini (dalla riduzione delle liste d’attesa alla qualità delle prestazioni in ospedale). Questo vale per i due ospedali (a Terni c’è sempre qualche inutile mal di pancia nei confronti dell’Azienda “integrata”, nonostante proprio l’essere “integrata” ha permesso di ottenere la deroga sulla seconda Azienda umbra fa Governo), ma vale anche per la sanità del territorio.
La situazione ora è questa: la Regione è in manovra, l’Università attende e i cittadini informati contano su un’accelerazione.