di Marco Brunacci
TERNI – Cronache dall’iter per la scelta del candidato sindaco del centrodestra a Terni, con qualche retroscena e la storia reale, raccontata per altro giù in anteprima da Umbria7, di quel che è successo. Personaggio per personaggio.
POVERA ALESSANDRINI. Alla fine a Roma hanno deciso. La Lega – nel gioco (assolutamente legittimo) dei pesi e contrappesi nazionale, fino all’intesa su Catania e Brescia – aveva il candidato sindaco del centrodestra a Terni. E questo fino a martedì. Con una candidata giusta, equilibrata, serena, come l’ex senatrice Valeria Alessandrini. Dicono che l’importante onorevole Nevi non ravvisasse in lei le qualità di Margaret Thatcher. Possibile. Infatti all’ora dell’aperitivo, al bar principe di Terni, da Pazzaglia, è tutto un salutarsi tra grandi della politica: prego, Herr Adenauer, scusi grand maréchal De Gaulle, passi pure mister Churchill. Da Eisenhower in giù a Terni non prendono nessuno quelli del centrodestra.
Se Terni, per equilibri nazionali, andava a Fdi, il ticket era da considerare automatico. In un senso o nell’altro: Alessandrini-Masselli, Masselli-Alessandrini.
Dopo gli attacchi di cesarismo della sindacatura Latini-Salvati sarebbe stato un respiro di sollievo per la città di Terni.
MA PEGGIO PER LA LEGA. Ora invece succede questo: la Alessandrini è ostaggio di un segretario regionale (CaparBi) che è definitivamente in bambola. Con Salvini che non gli risponde al telefono e non si fa trovare per parlare dell’Umbria. Lui non sa che fare, ma lo fa. Senza sapere cosa.
Nella riunione prevista per stasera – dicono i ben informati – i progetti vanno dal perfetto suicidio della Lega umbra fino a una ipotesi più compassionevole di eutanasia.
La prima idea sarebbe quella di andare con Latini candidato, appoggiato da una lista Latini (che come risulta dagli elenchi di apprezzamento almeno di suoi nominati e dall’impegno di chi ha telefonato in città per caldeggiare la sua conferma, a 32 elementi può arrivare) e una lista ufficiale della Lega. Si immagina che questa seconda lista dovrebbe annoverare i consiglieri comunali che Latini ha messo contro i suoi assessori e che non intendono tuttora fargli passare il bilancio, e chissà quale altro monaco votato all’estremo sacrificio.
Un’altra idea sarebbe invece quella di andare con una lista della Lega e un altro candidato sindaco. Perfino la Alessandrini. E magari con Latini in appoggio o Latini, alla fine, pure contro.
Il segretario regionale lo saprà però che Terni non è nè Todi nè Spoleto, dove si può dare colpi di testa e non pagarne pegno? Lo saprà che ci saranno ovvie conseguenze politiche a Foligno, a Marsciano, a Perugia e soprattutto in Regione?
Il segretario regionale CaparBi però ha obiettivamente un alleato. E se suicidio sarà, oppure eutanasia, sarà consenziente. Cos’è? E’ quel “cupio dissolvi” che sta prendendo tutti gli esponenti di rilievo della Lega in Umbria, che si lamentano ma accettano di essere inghiottiti da questo grande fiume che ti porta dritto nell’Ade della politica, senza ritorno.
Conclusione: per dirla con gli inglesi della Thatcher, sarebbe azzardato puntare anche solo un penny sul destino della Lega umbra.
BEATO MASSELLI? Il candidato sindaco di Fdi doveva venire fuori da una sana contrattazione nazionale, ha finito per farlo grazie ai modi spicci del senatore-segretario Fdi Zaffini, il quale ha giocato con ruvida coerenza la sua partita, avendo due risultati da cogliere: dare visibilità al suo partito, mandando il segnale che la stagione del centrodestra è cambiata, e placare la minoranza interna (Eleonora Pace) che aveva preso rilevanti schiaffi nel mancato rimpasto regionale e non deve avergli dato tregua per settimane.
Di Masselli dicono sia una brava persona, non certo un ultras, anzi: pacato, disposto a studiare, garanzia per l’impegno che mette sul lavoro. Ma come mai avrà passato gli ultimi giorni a far vedere i suoi manifesti 6 per 3 quando non era il momento o a telefonare a tutti i conoscenti quando non era ancora lui il candidato sindaco? Ma non ci ha fatto forse la figura di quello che saluta a casa con la mano quando la tv fa la panoramica del pubblico? Non avrà messo anche in difficoltà il suo segretario regionale?
Ora Masselli conta sullo schieramento sulla carta più forte: Fdi, Fi, civici di centrodestra e anche il gruppo che ha mollato il Terzo Polo e ritirato la candidatura di Rizzo. Per vincere contro il pur frammentato gruppo dei suoi competitor ci vorrà però anche altro. E deve cercarlo da subito.