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Opera, Wall Street, guerra in Europa

L’analisi di Angelo Drusiani

foto fracec
di Angelo Drusiani

Ebbene sì. Dopo poco più di quarant’anni, giovedì scorso, 23 marzo 2023, ho assistito, per la sedicesima volta, alla rappresentazione di “Norma”. La musica di Vincenzo Bellini mi accompagna spesso nei miei pensieri. A volte, silenziosamente la fischietto e la canticchio, ma che nessuno senta. Io, emiliano, ho assistito a tre, dico tre, rappresentazioni de “La Traviata” in tutto, nello stesso arco temporale. Come dire: nessuno è profeta in patria.

Altri problemi, di carattere finanziario, in effetti, altre nubi oscurano in parte un “finanziario” che stava volgendo verso un timido sereno, cui, probabilmente, avrebbe potuto seguire un cielo più limpido. A pagarne le spese il valore di mercato della componente finanziaria, del sistema bancario, in particolare. Inizialmente negli Stati Uniti, poi in Svizzera e ora in Germania. Al di là delle ragioni che possano avere indotto investitori di tutte le taglie a “tagliare”, e scusate la ripetizione, il rapporto con una delle componenti economiche e finanziarie più importanti del sistema definito capitalistico, sarebbe opportuno un salto nel passato.

Perché anche anni addietro una situazione non certo secondaria, e non certo scontata, fece tracollare indici azionari e certezze non solo degli investitori, ma dell’intero corpo di investitori. E capita, ora, paradossalmente, dopo anni di rendimenti in buona parte negativi, ma risaliti, a rimorchio dei rialzi dei tassi di riferimento oltre Atlantico, a Londra e a Francoforte. Qualcuno è sotto effetto di una crisi di panico, nel timore che la situazione tenda a peggiorare. E, se anche dovesse verificarsi, potrebbe essere una fase temporanea. Perché, come un amico giustamente, secondo me, è solito dire: «Ma secondo te una parte importante di persone destinerebbe le proprie ricchezze in Borsa per perdere soldi? Ma quando mai?». Sì, perché la chiave di volta negli investimenti è duplice. Per chi dispone di grandi capitali il medio o lungo termine, dopo cinque o sei anni dalla data dell’investimento, il ritorno è quasi sempre positivo e non di poco, perché, in ogni caso, la crescita mondiale non è solo anagrafica, ma lo è soprattutto finanziaria.

Ma c’è un gruppo, forse minoritario, che dispone di una forte propensione al rischio, e ama comprare e vendere in tempi ravvicinati. Anche facendo ricorso, spesso, allo stesso strumento utilizzato, che sia azione o titolo obbligazionario, governativo soprattutto, perché molto più scambiato nel mercato e, di conseguenza, più facilmente acquistabile o, al contrario, vendibile. Oddio non sono bei termini, acquistabile e vendibile, ma rendono l’idea.

Confindustria, giustamente, lamenta il continuo aumento dl tasso di riferimento della Banca Centrale Europea. Che spesso segue, ma anche anticipa, le decisioni delle due principali Banche Centrali anglosassoni.

Guida la corsa la statunitense Fed, o Federal Reserve, la Boe, la Bank of England, la Banca Centrale londinese. Alla guida c’è Washington, al 5% di tasso, con non lontano Londra al 4,25 per cento, seguita dalla BCE al 3,50%. E pensare che ha iniziato per ultima ad aumentare il tasso di riferimento. Chissà se possa agire diversamente, perché a Washington il costo della vita scende abbastanza in linea con le attese, ma da noi cala con molta lentezza. Se si ha pazienza, e si dispone di capitali che non debbano essere intaccati dalla spesa quotidiana, si viva con calma questa incerta fase finanziaria. A medio termine, nei tempi citati sopra, si tireranno somme positive.

Non dimentico la guerra in est Europa. A molti fa comodo che prosegua, soprattutto a chi produce e commercia armi. Perché, in vita, tutto, o quasi tutto, si risolve con il denaro. Basterebbe chiedere quanto costa un pezzo di territorio di un altro Paese, pagare e lasciare, chi non vuole restare col nuovo acquirente, restare con il venditore. E, forse, la situazione si risolve. Sarà che sono veniale. No, semplicemente pratico.

Anche se termino come ho iniziato: “Ite sul colle, o Druidi…» È l’incipit di “Norma”. Non la canto tutta, ma la conosco dall’”ouverture”, come viene definito l’inizio dell’Opera alla sua parte finale. A quell’epoca non esisteva Wall Street e, men che meno, Piazza Affari. Ma se i Romani avevano invaso la Gallia, dove Norma idealmente viveva, e oggi c’è la guerra tra Russia e Ucraina. È forse cambiato qualcosa?

La ciriola ternana è DeCo

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