di Marco Brunacci
La sanità che verrà? Ultimi confronti (con qualche scontro) in vista di una necessaria svolta, con l’applicazione della convenzione Regione-Università della sanità regionale attesa per prima di Pasqua.
Le ultimissime: da incontri più o meno riservati, intorno all’assessore alla sanità Coletto, la sorpresa è che ritorna in campo l’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico e che sono centri di eccellenza sanitaria). La direzione generale della sanità umbra sarebbe pronta a chiedere l’autorizzazione per un Irccs che, da quel che si capisce, punterebbe sulla ematologia, ma avrebbe una sorta di pluridisciplinarietà. E coinvolgerebbe anche l’Istituto Serafico di Assisi. L’Irccs umbra, con sede nel perugino, in sostanza, tra le sue specificità, avrebbe la possibilità di seguire ragazzi con plurihandicap.
Il progetto torna per il momento solo in bozza. L’iter è lungo e complesso e probabilmente sarà un “futuro che verrà”, ma non così imminente.
Come invece è imminente la necessità di una decisione sulla sede “base” del 118 regionale, che sarebbe molto utile per la razionalizzazione del servizio. L’orientamento era di fare la “base” a Foligno. Ma si è scoperto che ci sono insormontabili problemi tecnici (almeno per il momento). Questione di fibra, a quel che si sussurra.
Quindi il 118 dovrebbe fare base a Perugia ancora per diverso tempo, in attesa che la compagnia telefonica incaricata faccia gli aggiustamenti (molto rilevanti e quindi costosi) del caso. Almeno qualche anno? Da quel che si capisce sì.
Un’altra scelta che sembra definita nel quadro regionale: le chirurgie generali dovrebbero essere tre. Con due conferme e una novità assoluta, per la quale sono da considerare già partiti gli “avvistamenti”. Si tratta di portare in Umbria un chirurgo generale che garantisca interventi di livello superiore rispetto alla media finora registrata.
Il discorso è crudo: una chirurgia di eccellenza è indispensabile per ridurre la mobilità passiva (pazienti che scelgono di farsi operare fuori dall’Umbria, col Sistema sanitario umbro chiamato a pagare) che è la magna pars del deficit (ancorché limitato rispetto alle regioni limitrofe) della sanità umbra. Si tratta di abbattere quei 40 milioni annui che sono i costi di cittadini pazienti umbri che scelgono di farsi curare altrove. E nel contempo è necessario tornare attrattivi nei confronti dei cittadini di altre regioni.
Questo lo si fa portando a lavorare a Perugia e a Terni personale medico di alta qualità. Di sicuro gli apicali, ma senza dimenticare anche le equipe di cui hanno bisogno per esprimersi al meglio. Questa speciale e indispensabile “campagna acquisti” deve partire subito.
Per Cardiochirurgia e Neurochirurgia decisioni confermate: per la prima ci si orienterà su Perugia, per la seconda all’ospedale di Terni. Anche se, par di capire, Perugia dovrebbe mantenere una struttura complessa nel settore Neurovascolare.