TERNI – E venne il giorno dei licenziamenti, per i 51 lavoratori della Tct. Il 21 maggio. Il giorno della cessazione dell’attività della Tct, l’azienda che si occupa del taglio finale e della commercializzazione dei tubi per conto del Tubificio di Ast. La decisione di interrompere in anticipo il contratto con Arvedi, presa «unilateralmente» – accusa Arvedi, era stata annunciata qualche giorno prima. La risposta all’apertura della procedura di licenziamento collettivo dei 51 lavoratori della Tct è stata la manifestazione a Palazzo Spada, il sit-in alla partenza dell’ottava tappa del Giro d’Italia, la convocazione del tavolo regionale. Una vicenda che si trascina da mesi. Oggetto del “contendere” è il mancato adeguamento economico – a detta di Gino Timpani, proprietario di Tct – del contratto tra le parti. Una controversia tra colletti bianchi che si ripercuote sui lavoratori. La nota congiunta della deputata del Movimento Cinque Stelle Emma Pavanelli e del consigliere regionale Thomas De Luca: «La situazione aziendale degli impianti afferenti al settore siderurgico di Terni non ci lascia tranquilli. Con un’interrogazione abbiamo manifestato tutta la nostra preoccupazione per i lavoratori della Tct e per le possibili implicazioni anche per Ast che ad inizio mese aveva annunciato la sospensione di alcune aree produttive con l’attivazione della cassa integrazione. Se siamo arrivati a questo punto è anche a causa dell’assordante silenzio e dell’ingiustificabile inerzia dell’amministrazione, sia locale che regionale, che si sono disinteressate del problema. Portare questa grave situazione sul tavolo del Governo era doveroso e lo abbiamo fatto, ma adesso continueremo a seguire con massima attenzione l’evoluzione di questa vicenda, pronti a intervenire con ulteriori atti in Parlamento e in Regione. Deve essere chiaro che salvaguardare i livelli occupazionali e garantire la continuità aziendale rappresenta una condizione indispensabile per la città di Terni e per l’economia dell’Umbria».