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«Terni è il bar che ti lascia tua zia» 

Calenda invita ad esaminare i curricula degli aspiranti gestori della città

TERNI – All’aperitivo con Carlo Calenda non c’è tanta folla ma un pezzo di quella Terni che ama ragionare sulla politica. Più che le patatine e il prosecco, nell’atrio del PalaSì, Carlo Calenda – a Terni per sostenere Josè Maria Kenny –  parla del bar.

Il pariolino romano usa la metafora del locale che ti lascia in eredità tua zia: «Noi tutti cercheremmo un gestore con esperienze nel settore e con capacità comprovate. Noi italiani invece in politica non guardiamo quasi mai le capacità di chi ci amministrerà».

Per il leader di Azione Kenny ha il curriculum e la credibilità giusta per gestire il bar chiamato Terni: «Non ce ne importa nulla se sia o meno del Pd, siamo con lui perché abbiamo visto che è uno bravo». Calenda ancora  spinge per i candidati di Azione Michele Pennoni e Donatella Virili: «Sono giovani, motivati e capaci. Vengono dal lavoro, non vivono di politica». La novità della serata è Kenny che appare più sicuro sui temi della città. A tal punto da attaccare l’amministrazione comunale uscente sulla progettazione messa in campo con i fondi del Pnrr: «Quei soldi dovevano essere utilizzati per le opere strategiche di sviluppo economico e di riqualificazione ambientale, non ha alcun senso polverizzarli in micro interventi che potevano essere finanziati con la spesa ordinaria». Applausi convinti. Sia il professore argentino che Calenda credono che il ballottaggio sia possibile. Se così fosse il Pd insieme ad Azione se la dovrebbe giocare contro il centrodestra, coalizione quest’ultima che, come è noto, ha raccolto anche una nutrita presenza di rappresentanti del terzo polo che alla vigilia della presentazione delle liste hanno preferito Orlando Masselli al prof argentino.

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