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Mistero bus. La legge impone la gara per gestire il trasporto pubblico. Ma Cgil e Faisa Cisal si mettono di traverso. Cos’è successo?

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | La battaglia incomprensibile di una parte del sindacato che accusa la Regione di penalizzare il trasporto pubblico nonostante la cifra record dei finanziamenti. Sarà un modo per non parlare di come si può rendere più razionale (autobus a chiamata e forse perfino taxi) il servizio?

DI MARCO BRUNACCI

PERUGIA – Ma perché le aggressive retroguardie del già tanto vintage sindacato degli autoferrotranvieri, nostalgici difensori di un passato che permette loro di mantenere privilegi, non vogliono che si faccia la gara per il gestore del trasporto pubblico in Umbria? 

Non dovrebbero correre tutti i sindacalisti ad abbracciare i governanti di oggi, che hanno ricevuto dal passato un’eredità con bilanci in rosso per 150 milioni e passa, che hanno deciso di applicare la legge?

Non dovrebbero affermare semmai – insieme con la Corte dei Conti – che questa decisione è stata presa in ritardo?

Come mai se ne inventano di tutti i colori adesso che la gara sta per decollare, dopo aver superato tutti i test burocratici e a fine anno potrebbe finalmente mettere l’una davanti all’altra le migliori proposte delle società di gestione?

Come mai tutto questo, se la gara è l’unica possibilità di migliorare il servizio e renderlo magari meno oneroso per la casse pubbliche e pure meno caro per gli utenti?

Come mai questa vocazione a mantenere lo status quo?

Come mai questo innamoramento per gli attuali gestori di Busitalia (che parteciperanno alla gara e magari la vincono con una buona proposta, ma non verranno più confermati per abitudine)?

Ci sono forse vantaggi per parte di questo sterminato esercito di 1600 dipendenti?

Come mai gli autoferrotranvieri, nella loro parte più arretrata, pianificano addirittura scioperi sostenendo che sono diminuiti i servizi, mentre la Regione Umbria è arrivata a mettere sul trasporto pubblico la cifra record di 30 milioni sopra i 100 milioni a carico dello Stato?

Come mai non c’è forza politica in grado di porre un argine al fiume di soldi che da questa parte della pubblica amministrazione esce tumultuoso?

La prima parte è di domande, la seconda per ricordare qualche fatto di una vicenda dai contorni incomprensibili.

Cgil e Faisa Cisal ricordano di tanto in  tanto che si vuole penalizzare il trasporto pubblico. Con 130 milioni di spese si penalizza?  

Per dare una misura dell’impegno per il bilancio della Regione: per l’aeroporto, che è riuscito a far arrivare in Umbria mezzo milione di visitatori (con relative ricadute positive sul Pil umbro) in un anno, la Regione spende 4 milioni. Sette volte e mezzo di meno.

I 30 milioni della Regione servono per raggiungere mete sperdute di una regione che ha un territorio di vasto raggio e una piccola popolazione molto distribuita sul territorio (il contrario di MIlano, tante persone in un raggio minimo, tanto per intenderci e bloccare le considerazioni più sciocche che si sentono in giro).

Ma il mantra di questi difensori degli ultimi (e che mantengono ottimi trattamenti grazie a questo mantra) è sempre lo stesso: ogni cittadino ha diritto al servizio pubblico.

E allora ecco la soluzione: con i 30 milioni della Regione si può pagare il servizio taxi a chi va a fare la badante a Casalta. 

Un taxi piccolo, magari elettrico, che non inquina, come invece fanno i giganti di Busitalia, che girano vuoti, vascelli fantasma, prigionieri di una pelosa retorica da furbi. 

Se non si vuole arrivare al taxi (ce ne sarebbero pure le compatibilità economiche, salvo che poi bisognerebbe licenziare decine se non centinaia di addetti di Busitalia), si può scegliere la via intermedia delle corse a chiamata.

Non si può andare in ogni agglomerato di case sperduto dell’Umbria in un autobus vuoto per prendere uno o due passeggeri, perchè questo finisce per essere un modo di penalizzare i più deboli della collettività, dato che così vengono prosciugate quelle riserve regionali che consentono di dare incentivi al lavoro o alla natalità.

Si possono però istituire le corse a chiamata. Da subito. Contro i privilegi degli autoferrotranvieri e per dare almeno una regolata a questo flusso di denaro verso i pubblici trasporti, il cui ruolo sociale è ormai di fatto limitato quasi solo al servizio scolastico.

L’altro modo per dare uno stop all’emorragia di soldi è proprio quello della gara pubblica, come la legge impone. Se vince l’offerta di mercato più razionale e meno dispendiosa, tra qui e un anno e mezzo, massimo due, potrebbero esserci speranze in Umbria di avere un trasporto pubblico più efficiente e meno dispendioso.

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