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Il vescovo e la lettera antiabortista: a Terni lo scontro sulla proposta di legge

Le reazioni dei partiti politici e dei sindacati

El. Cec.

TERNI – Francesco Antonio Soddu, vescovo della Diocesi di Terni, Narni e Amelia invita ad aderire all’iniziativa dei Pro Vita. Con un appello per raccogliere le firme. Per la proposta di legge denominata “Un cuore che batte”. Andando a modificare la legge sull’aborto. Obbligando i medici a mostrare “tramite esami strumentali” gli embrioni e a farne ascoltare il battito cardiaco. Ma c’è chi si oppone. Chi esprime la propria contrarietà ad un tale proposta di legge.

Il vescovo sostiene che: «Il senso è aiutare la donna a rendersi conto che ciò che ha nel grembo non è un ‘grumo di cellule’ ma una persona umana. Per l’esattezza, la persona di suo figlio. È un fatto che, laddove questa pratica sia stata adottata, il numero degli aborti è crollato drasticamente. Si tratta di un provvedimento che quindi dovrebbe trovare il favore di chiunque sostenga di avere a cuore le donne e la natalità. Questa campagna – prosegue il vescovo – costituisce anche l’occasione per riportare all’attenzione delle nostre comunità la realtà dell’esistenza vitale del bambino nel grembo materno, perché sia riconosciuto come soggetto di diritti, primo e fondamento di tutti gli altri, quello alla vita.

Il Pd non se ne sta con le mani in mano e in una nota si scaglia subito contro tale iniziativa: «La legge in questione è sempre più disapplicata e lo è quasi completamente in alcune zone in cui sussistono maggiormente sacche di disagio sociale de economico, mentre nelle intenzioni del legislatore era tesa alla tutela delle donne, spesso costrette a ricorrere a sistemi arcaici e pericolosi, con drammatiche conseguenze. La finalità – si legge – è quella di accrescere la consapevolezza delle donne’, ma le donne sanno bene quanto la interruzione volontaria di gravidanza sia una scelta difficile, a volte sofferta, a volte pressoché l’unica e dunque tutt’altro che un’azione passiva, ma anzi una scelta vera e propria, sul proprio corpo e per il proprio futuro. Nei secoli scorsi in Italia (e purtroppo in molte zone del mondo oggi) le donne venivano poste sotto la tutela del padre, o del marito, di un fratello, comunque di un uomo della famiglia perché ritenute in qualche misura ‘inconsapevoli’, non responsabili delle proprie azioni, non in grado di affrontare e valutare da sole le scelte che la vita comporta. Una donna che sceglie di interrompere una gravidanza ha il diritto di essere trattata senza paternalismo, ma come una cittadina del tutto consapevole e padrona del proprio corpo e delle relative scelte. Perciò, pur nell’assoluta certezza che vescovo e Diocesi agiscono mossi da lodevoli intenzioni e avendo a cuore il bene della comunità credente che rappresentano, auspichiamo una ulteriore attenta riflessione su questo tema della massima delicatezza, e che possano togliere il loro appoggio all’iniziativa di un’associazione come quella citata, che niente c’entra col diritto alla vita, che è un valore del tutto condivisibile e condiviso, anche a beneficio di tutte quelle donne e quelle comunità che pur non credenti, vivono, lavorano, operano tenendo cari i valori dell’importanza della vita umana, dell’uguaglianza, della tolleranza, dell’inclusione e della solidarietà. In ultimo, esprimiamo vicinanza ai medici, che già operando in un contesto sempre più complesso, subiscono continuo stigma verso un lavoro che svolgono con correttezza e umanità, nei limiti delineati dalla legge».

Fanno sentire la loro voce anche il coordinamento donne della Cgil: «Apprendiamo, con profondo sgomento, quanto caldeggiato dal vescovo Francesco Antonio Soddu. Una proposta analoga alla legge in vigore in alcuni stati degli Usa e nell’Ungheria di Orban. Si tratterebbe – afferma il coordinamento – di una vera e propria pressione psicologica perpetrata dallo Stato, che metterebbe in discussione consapevolezza ed autodeterminazione della donna, mirando invece a colpevolizzarla». Non si tratterebbe quindi di «accrescere la consapevolezza delle donne» – come si legge nella missiva del vescovo indirizzata ai fedeli – bensì di «ostacolare e rimettere in discussione il diritto all’aborto nel nostro Paese. Un’altra battaglia ideologica, alla stessa stregua di altre bandierine identitarie della destra di Governo, che non entra mai nel merito delle cause sociali ed economiche dei fenomeni, ma reprime e contrae i diritti».

Anche il M5S e Bella Ciao si pongono in contrasto: «Sul diritto all’aborto gravi ingerenze del Vescovo di Terni, la libertà di scelta non può essere messa in discussione. Come Movimento 5 Stelle riteniamo inopportune le ingerenze della Diocesi di Terni su una delle tematiche più delicate e complesse della società contemporanea come il diritto all’aborto. E riteniamo necessario e imprescindibile che il sindaco di Terni e l’amministrazione comunale si esprimano prendendo una posizione chiara e netta sulle parole pronunciate dal vescovo Soddu rispetto all’obbligo per i medici di far ascoltare il battito fetale alle donne intenzionate ad abortire. Le parole del Vescovo risultano estemporanee anche in virtù del silenzio su molti fatti incresciosi che nelle ultime settimane hanno portato la città sotto i riflettori nazionali».

Foto di Ashley Walker su Unsplash

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