in , ,

La Giunta Bandecchi scrive alle Ferrovie, ma il format è quello della lettera di “Totò, Peppino e la Malafemmina”

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Punto, due punti, punto esclamativo. Che non si pensi che risparmiamo. Per chiedere un ipotetico Frecciarossa arretrato a Terni, alle 3,30 del mattino, che costa da 6 milioni in su all’anno. Per fortuna, da Roma hanno già risposto con fine ironia: Dottò, se vuole gli faccio il preventivo…

di Marco Brunacci

TERNI- Si può pensare quel che si vuole del sindaco Bandecchi e della sua Giunta, ma non che non siano riusciti a riempire di ilarità le nostre giornate.
L’ultima trovata: con il consueto sprezzo del ridicolo, la Giunta ha inviato una lettera a chi decide per le Ferrovie, per dire che devono arretrare fino a Terni il Frecciarossa per consentire ai cittadini di usufruire dell’alta velocità.

Qui la Giunta Bandecchi ha puntato in alto e un po’, però, si è tradita, il format di questa missiva è di sicuro quello della impareggiabile (così sembrava fino ieri) di “Totò, Peppino e la Malafemmina”. Sorridiamo solo a immaginare: «Mettiamo punto, anzi no, due punti, che non si dica che risparmiamo…. E qui? Punto esclamativo. Signorina? E no, signorina no».
Stavolta però c’è da registrare la altrettanto memorabile risposta dei responsabili delle Ferrovie italiane, i quali, capendo subito che non potevano essere di fronte a una cosa di una qualche serietà, hanno buttato là un meraviglioso: «Se vuole le facciamo un preventivo», (sintetizziamo). Che è un colpo di fioretto. Irresistibile. Da usare nelle prossime gag per rilanciare la migliore commedia all’italiana.
Signore, vuol comprare la Fontana Trevi? “«Se vuole le faccio un preventivo». Grande.
A uno che ti chiede di arretrare il Frecciarossa perché Terni è Terni, che cosa devi rispondergli?
Avesse avuto la stessa prontezza l’Enel quando la nuova amministrazione del cambiamento popolare gli ha chiesto 100 milioni e solo il Signore sa per quale motivo.
Oppure se, quando il sindaco e il vicesindaco della medesima amministrazione, si sono messi in caccia del povero ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, perché quel pomeriggio avevano deciso di bonificare il sottosuolo di Terni, il titolare del Dicastero gli avesse lasciato in segreteria un secchiello e una paletta ciascuno.
No, purtroppo solo l’amministrazione ferroviaria ha avuto il colpo di genio.

Per altro, se per un un attimo volessimo prendere sul serio questa vicenda, basterebbe dire – con il povero assessore Cavaradossi-Melasecche, il quale non se ne fa una ragione di ascoltare castronerie con spirito rilassato – che il treno da arretrare partirebbe da Terni alla volta di Milano alle 3,30 di notte.
A Perugia ci siamo permessi di indicare come Freccetta rossa quel treno che parte poco prima delle 6, perché ora antelucana. Cosa si dovrebbe dire di serio, in questo caso?
Chi piglia un treno alle 3,30 di notte? Ci sarà uno scompartimento per ternani licantropi e vampiri, lupi mannari solo al guinzaglio?
Via, però, ammettiamo che si trovi un segretario condominiale di Alleanza popolare che è condannato alle notti insonni dal suo desiderio di trovare il modo di cambiare il mondo e decide di andare senza meta per vagoni alle 3,30, lo sapete quanti soldi dovrebbe sborsare il Comune di Terni per questa presunta Freccia?
Il povero Melasecche dice 3 milioni, ma non ne basterebbe neanche il doppio.
Per fortuna che in quel “Tranquillo, mo’ glie faccio il preventivo” (per dirla un po’ più bandecchianamente) delle Ferrovie c’è molto di più oltre alla raffinata ironia, c’è anche l’annuncio della frase finale della lettera di risposta alla Giunta di Terni, in cui i rappresentanti degli interessi della società di pubblica utilità si riservano in ogni caso il diritto di prendere loro le decisioni in quanto il compito istituzionale che hanno è quello di mandare i treni dell’alta velocità sulla rete nazionale. Non dove s’immagina questo o quel sindaco burlone, ma dove ci sono costi e ricavi compatibili con il business. Amen.

West Ham in piedi per Paolo Di Canio: il coro dello stadio è da brividi

Nei boschi dell’Amerino, nel ricordo del terremoto di Gemona, scontro tra i vini del Friuli e dell’Umbria