S.P.
AMELIA (Terni) – Alcune sere fa nei boschi che nel medioevo erano contesi tra Amelia e Todi c’è stato un nuovo scontro. Una lunga battaglia tra i vini umbri e quel del Friuli che ha lasciato sul terreno alcune “vittime”.
Ad animare la tenzone gli umbri e i friulani che nel 1977 componevano il 7′ reggimento Cuneo di Jalmicco. Una tavolata di oltre trenta persone nella lecceta a ridosso di Collicello e di uno dei percorsi francescani più battuti.
Gli ex militari che a Palmanova furono impegnati nelle operazioni susseguenti al terremoto del 6 maggio 1976 sono ancora guidati dal generale Giovanni Oddo che a Collicello ha diretto le operazioni enogastronomiche. Con lui, tra gli altri, i sottotenenti Pietro Lot e Paolo Canovi e la truppa Mariano Pasquali, Loris Girardi, Bruno Bertoncin, Danilo Zambon.
Il campo di battaglia è stato organizzato, insieme a Daniele Cappuccino, da Fausto Varazi, di Fornole di Amelia che a vent’anni si è ritrovato nel Friuli piegato dal terremoto ma non nello spirito.
I racconti, quelli delle macerie, delle centinaia di morti, ma anche delle vite salvate, come la bambina simbolo rimasta per ore sotto le pietre e che ora vive – per uno scherzo del destino – in un centro abitato dell’ Amerino. Storie di un’ Italia che a suo tempo si è trovata nel nome del servizio di leva e che ora si ritrova nel nome del passato ma anche alla voglia di guardare insieme il futuro, con tutti i suoi problemi: dall’ immigrazione, ai servizi pubblici, alla ricerca di nuove identità.
La serata è iniziata nel segno della storia antica, con il professore Giuseppe Maccaglia di Montecastrilli che ha raccontato le vicende delle rocche medievali della zona che poi si sono trasformati in centri urbani. Le battaglie dei Chiaravalle e degli Atti. E nel corso della serata più di qualcuno ha rivisto le armature dei cavalieri.
Complice anche l’artiglieria pesante. I piatti della casa: le fettuccine alle rigaglie di pollo di Sestilia di Giove e la palomba alla leccarda.
Per i vini, il Friuli ha schierato il Friulano, il Refosco e la Ribolla, per chiudere con un Fragolino superlativo. L’Umbria ha messo in campo la Cannaiola, il Grechetto, per poi arrivare al Sangrantino e al rosso Calispone di Narni.
Ad occuparsi delle vettovaglie Diego Cipiccia che nella vita di tutti i giorni fa il meccanico ma che è un grande appassionato di cucina e di buon bere. Solo all’ alba è suonato il silenzio.

