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Pane Zucchero e Vino, così Favetti racconta la Valnerina

La presentazione a Ferentillo. Romanelli: «Fa rivivere la nostra infanzia, dalla Matterella alla barbieria e al bar di Dario e Agatina»

FERENTILLO (Terni) – Ecco il nuovo libro di Carlo Favetti scrittore e storico ferentillese che ha voluto con Pane Zucchero e Vino raccontare uno spaccato della sua vita e del suo paese della Valnerina nel periodo della sua infanzia e adolescenza. Il libro sarà presentato sabato 9 settembre alle ore 18 presso la sala consiliare del comune di Ferentillo.

Il Libro è stato finanziato dalla Fondazione Carit in base al progetto della Pro Loco e del Comune inerente alle tradizioni, fede, costumi del territorio. Nella prefazione Attilio Romanelli segretario generale Spi-Cgil scrive: «Confesso di aver letto il libro di Carlo tutto d’un fiato, nello scorrere delle pagine ho rivissuto attimi della mia infanzia con inevitabili emozioni e rammarico per il tempo trascorso con le relative e dolorose assenze. I miei primi dieci anno trascorsi a Ferentillo sono ricchi di ricordi e affetti che hanno poi segnato la mia vita e che mai riuscirò a dimenticare. Una vita trascorsa in un paese, come scritto da Carlo era il luogo dove veniva vissuta ogni attivita’ per gli abitanti della Matterella e per noi più piccoli era il centro delle nostre attività ludiche. La barbieria di mio Padre, il bar di Dario e Agatina con la prima televisione, il genere alimentari di Evaristo, l’ emporio della signora Maria e il rimessaggio di Baldino costituivano un tutt’uno con la piazza e le attività quotidiane. La barberia di mio padre collegata direttamente con la nostra abitazione, era frequentata da personaggi rappresentativi della comunità ferentillese. Tra la porta d’ingresso e il salone dove mio padre lavorava c’era un angolino con una sedia di legno dove mi sistemavo e ascoltavo in silenzio le discussioni prevalentemente politiche, dove un ruolo centrale lo svolgeva il barbiere senza mai celare il suo pensiero anche se questo potesse risultare poco gradito agli astanti.

La barberia inequivocabilmente fu la mia prima scuola di formazione e dove ebbi la fortuna di conoscere i socialisti ferentillesi che la frequentavano anche per ascoltare il parere di Amleto. Ricordo la disperazione di mia Madre che nell’approssimarsi delle elezioni elettorali vedeva comparire accanto al negozio di mio Padre il palco dove si tenevano i comizi. Un palco la cui attrazione fu fatale, perché Lei voleva che non ci salissi, cosa disattesa e poi trasformatasi in una delle mie attività preferite. Il mio primo comizio ventenne l’ho fatto a Ferentillo in quel palco osteggiato da mia madre in quella piazza frequentata dai socialisti ma da diversi curiosi che vennero a sentire il figlio di Amleto. Carlo parla di uomini e donne che hanno fatto vivere quei momenti importanti quali la Pasqua e i suoi preparativi, il carnevale e le maschere, il Natale e l’atmosfera che si creava nell’attesa dei regali e l’arrivo della befana. Una vita semplice ma certamente ricca di aspetti che facilitavano le relazioni e il rispetto dell’altro, dove le differenze si assottigliano e chi più aveva non si chiudeva nel proprio egoismo. I piccoli borghi sono un patrimonio assoluto e bene fa Carlo a ricostruire la storia, perché conoscendola forse potremmo ricomporre quel quadro sociale necessario e fondamentale per l’Italia contemporanea, mossa da livore contro tutto e contro tutti».

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