in , ,

Ast, un tesoro da 1 miliardo per la fabbrica decarbonizzata e all’avanguardia e il lamierino hi tech. Ora però il sindacato cerca un ruolo

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Secondo le anticipazioni di Umbria7, dopo tante news, diverse fake, parte a gennaio il più grande investimento mai fatto in Umbria su una città e su un sito industriale. Con una questione aperta: libertà di progetto dell’Azienda e piano industriale

di Marco Brunacci

TERNI – È significativo che l’annuncio dell’iter che si è “concluso” per arrivare all’Accordo di programma per l’acciaieria di Terni, il più grande investimento mai realizzato in Umbria su una città e un sito produttivo, sia stato lasciato al sindacato.
Altrimenti, per altri giorni ancora, si sarebbe ballato quell’assurdo minuetto al quale abbiamo assistito: “ma perchè qui”, “ma perchè là”, “ma perchè ancora non questo”, “perchè quello c’è e chi lo doveva dire” “e perchè non lo ha detto”.

Un minuetto che i lettori di Umbria7 hanno evitato, leggendo puntuali anticipazioni sui complessi passaggi di questa maxi operazione, che su questo sito hanno potuto seguire.
Si è arrivati a scrivere che “l’Accordo di programma non era mai arrivato a Bruxelles” e se oggi non ci fosse stata la nota sindacale ufficiale poteva succedere ancora di tutto.
Invece eccoci qua a sintetizzare la comunicazione della conclusione dell’iter: dai primi di gennaio, a Terni, per il rilancio dell’Ast, arriva 1 miliardo. Il sito dell’acciaio – ragionevolmente – non solo avrà un futuro garantito, ma diventerà un gioiello in fatto di emissioni, una fabbrica esempio di sostenibilità, forte anche di una produzione all’avanguardia del lamierino high quality.
La nota sindacale però non sprizza felicità da ogni riga, come era possibile attendersi visto l’investimento su Terni mai così ingente e le garanzie per il futuro e la rivoluzione delle condizioni ambientali che ci si attende.
Qualcuno, nel sindacato, sarà rimasto deluso del successo del progetto? Qualcun altro ha più a cuore il mantenimento del potere di interdizione e, comunque, politico del sindacato, piuttosto che il bene dell’azienda e quindi dei lavoratori?
Non vogliamo neanche pensarlo, nonostante qualche indizio induca a mantenere alto il livello di attenzione.
Invece la spiegazione dell’entusiasmo, così contenuto, da parte del sindacato arriva nelle ultime righe della nota.
Leggere insieme a noi senza distrarsi: “Per le organizzazioni sindacali è sicuramente positivo lo sblocco del finanziamento”. Quindi non sono dispiaciute che arrivi 1 miliardo a Terni e questo è un fatto. Evviva.
Ma il problema è che “non conosciamo nessun elemento nel dettaglio del piano industriale che chiediamo fin da ora sia parte integrante dell’Accordo di programma, dopo la discussione con il sindacato”.
Del Piano industriale si è parlato a più riprese negli incontri che si sono tenuti finora. I dettagli erano impossibili da definire fino all’ultimo confronto con l’Europa, che infatti ha chiesto alcune modifiche del tipo di intervento.
Il tema, a questo punto, però sembra essere questo: quanta libertà ha l’Azienda di spendere 700-800 milioni suoi e 200-300 pubblici, avendo per altro già una strada tracciata dall’Accordo di programma. E quale ruolo vuol ritagliarsi il sindacato nel contesto attuale.
Ma a quest’ultimo proposito, la formula usata nella nota lascia trasparire che la tentazione del sindacato di tornare agli antichi splendori, dentro e fuori la fabbrica, è tanto forte.

Il giudice sportivo punisce mister Baldini, scatta una giornata di squalifica

Ztl come una camera a gas