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L’Europa, la crescita culturale ed economica, i prezzi. E un dubbio

L’analisi di Angelo Drusiani

PERUGIA – Ho un dubbio che, da qualche tempo, si è insinuato nella mia mente. Ma non mi crea problemi o tormenti, M’infastidisce, certo, ma non vedo, al momento, una via d’uscita. Almeno in tempi ravvicinati. Ebbene il dubbio è una certezza.

Questa parte del globo, l’Europa occidentale è stata tra le principali fonti del sapere, della crescita culturale ed economica del pianeta stesso. Grazie anche alla presenza di una quantità non abbondante di materie prime importanti, in passato. La ricchezza materiale nella maggior parte dei Paesi che vi appartengono è stata raggiunta, grazie ad una illuminata classe imprenditoriale e ad una scelta democratica che, negli ultimi settant’anni circa, ha garantito un livello di libertà alle popolazioni quasi invidiabile. Anzi invidiabile. L’origine del mio dubbio. Anzi della mia certezza. In altre parti del pianeta Terra, una parte di Paesi, ora detentori di materie prime fondamentali per l’ulteriore crescita globale, forse hanno scelto di erodere quella ricchezza che l’Europa occidentale ha creato e che, in assenza di turbolenze, avrebbe incrementato. L’incremento, peraltro legittimo, ma smisurato, dei prezzi delle materie prime, probabilmente, va in questa direzione. Un eccessivo e prolungato incremento dei prezzi al dettaglio potrebbe minare non solo la crescita dell’economia dell’Europa occidentale, ma anche creare indesiderati effetti di stampo politico. Due motivi per cercare di spostare altrove un sistema di vita che ha caratterizzato una parte consistente del vecchio Continente.
Ci sarà un punto debole, quindi, cui attaccarsi, da fuori, per minare certezze e ricchezze da esportare? Paradossalmente, mi viene da pensare, la forza stessa dei singoli Paesi che popolano l’Europa. Forza che, naturalmente ognuno vorrebbe conservare, grazie ad un egoismo comprensibile, ma che non può che creare una debolezza collettiva. Stati Uniti, a ovest, Cina e est, rappresentano due sistemi economici che potrebbero sostituire, in futuro, ciò che l’Europa occidentale è stata per molti secoli, e fino ad ora, per il nostro Pianeta. Sarà in grado l’Unione Europea di superare le divisioni che spesso caratterizzano le politiche dei Paesi che vi hanno aderito, o dovremo divenire, se già non lo siamo, attori di secondo piano. Pur in presenza, ancora oggi, di una forza d’attrazione elevatissima. Il turismo, con i visitatori che da ogni parte “invadono” i Paesi dell’Unione Europea, non è sufficiente, ancorché foriero di entrate finanziarie significative, a sostenere un’area come questa in cui viviamo. Occorre un’industria sempre più forte ed amalgamata per espandersi laddove, viceversa, il disegno è quello di “colonizzarci”!
Si potrebbe obiettare, se ci si concentra sui mercati finanziari, che i listini azionari europei arretrano come quelli degli Stati Uniti. E che, di conseguenza, il sistema occidentale è in difficoltà complessivamente.
Se così fosse, altro che il dubbio iniziale!

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