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Dalla camorra alla città: dopo anni, così i palazzi della vergogna a Ponte San Giovanni riprendono vita

Monumenti al degrado da oltre un decennio, ora arriva il progetto. E i lavori (e le demolizioni) partono prestissimo. Novità anche per l’area ex De Megni

Di Arianna Sorrentino

PERUGIA – Furti, occupazioni abusive, cantieri fantasma e soldi sporchi: i palazzoni abbandonati a Ponte San Giovanni sono monumenti al degrado e alla criminalità. Sono passati 11 anni da quando i lavori sono stati bloccati nell’ambito dell’inchiesta Apogeo e ancora è impossibile non fare caso a quell’ammasso di cemento che si trova proprio all’ingresso della città. Oggi qualcosa si muove. Per l’area ex Palazzetti – Margaritelli di Ponte San Giovanni sembra esserci il punto di svolta.

Un punto di svolta che finalmente inizierebbe a far tamponare la ferita che ha sanguinato per tanti anni e che inevitabilmente ha fatto soffrire soprattutto la prima periferia perugina, considerando che i palazzoni abbandonati e incompleti e sono stati oggetto di sequestro, dissequestro e recentemente anche di vandalismo. «L’intenzione è quella di avviare i lavori entro il primo semestre del prossimo anno – lo dichiara ad Umbria7 l’assessore all’urbanistica del Comune di Perugia Margherita Scoccia – stiamo finendo di elaborare il progetto esecutivo. Poi si andrà in gara per i lavori». I fondi per ridare ossigeno alla zona che per molti anni ha respirato criminalità organizzata, fallimenti aziendali e saccheggi, ora ci sono: 15 milioni di euro provengono dal progetto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti all’interno del “Piano innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” e sono destinati interamente alla riqualificazione urbana della zona. Verranno demoliti due dei quattro edifici, il che significa che il Comune ha voluto ribaltare «la percezione di questo spazio – continua l’assessore Scoccia – Andremo infatti a realizzare un progetto con una densità abitativa contenuta». Una trasformazione radicale che porterà il quartiere ad essere esempio di accessibilità e aggregazione anche grazie alla realizzazione di una struttura adibita a servizi pubblici e di un asilo nido. «Siamo in procinto di chiudere la trattativa con Ater. Manca un passaggio dal notaio». Ater, l’agenzia regionale per l’edilizia residenziale, dopo anni in cui quei palazzi non li voleva nessuno, ha acquistato il complesso: sembra quindi che quegli appartamenti lasciati in balia di sé stessi per tanto tempo ora stanno per riavere un’anima. Ma il comparto ex Palazzetti-Margaritelli – che sembra essere quello più complesso da recuperare anche per via dell’incompiutezza dei lavori precedenti – non è l’unico ecomostro su cui investire.

Perché se si parla di ferita di Ponte San Giovanni, si fa riferimento anche ai palazzi nell’area ex De Megni, lungo via Adriatica, accanto al Conad. L’area – che sembra essere in condizioni abitative migliori – è stata acquistata da un privato e anche questo, secondo l’assessore Scoccia: «è sintomo del fatto che sta ripartendo tutto in quella zona». E che i lavori da parte del privato sono ripartiti si può notare a vista e a fiuto. Ad esempio, i cancelli che delimitano l’area sono stati riaperti: dentro, un camioncino di una ditta che si occupa della realizzazione, dell’installazione e dell’assistenza di impianti idrici. Fuori, invece, si fiuta l’odore di vernice appena fresca: di recente è stato evidentemente riverniciato il gabbiotto in legno davanti ai palazzi. Quello che anni fa sarebbe servito per la vendita delle abitazioni in costruzione. Insomma, qualcosa si muove concretamente. Dal Comune e dai privati. E l’assessore Scoccia ne è soddisfatta: «Tutto questo significa risolvere una ferita urbanistica importante. È un simbolo di riscatto per la città e per Ponte San Giovanni in particolare». 

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