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La pala di Jacopo Siculo del 1538 per celebrare San Biagio

La visita guidata con Carlo Favetti

di Carlo Favetti

FERENTILLO (Terni) – È tornata la tradizione  per la ricorrenza di San Biagio anche nei piccoli centri del territorio della nostra Valnerina. Il giorno tre del mese di febbraio ricorreva nella chiesa cristiano – cattolica, ma anche in quella ortodossa, la festa di San Biagio martire di Sebaste in Armenia, medico 316 d.C. Un santo che fu martirizzato tramite i cosiddetti  “pettini” ossia (attrezzo chiodato per cardare la lana, atto a strappare la pelle dal corpo). Oltre a subire questo supplizio, Biagio morì per decapitazione.

La figura del Santo è ben rappresentata in molte opere d’ arte distinte in affresco, tele, stucchi, pale di altare, in ogni epoca, in tutto il mondo. Nel nostro territorio della valnerina, la frazione di San Mamiliano, fin dai tempi lontani, ne ha fatto il compatrono e lo ha rappresentato nella suggestiva e importantissima pala di altare (nella foto) eseguita dal pittore siciliano Giacomo Santoro (Giuliana – Palermo -1490 Rieti 1543) detto Jacopo Siculo che la realizzò nel 1538, su commissione della comunità  locale per dieci aurei. Ma torniamo al Santo protettore della gola.Infatti in questa occasione, a chi parteciperà alla Santa Messa, officiata da Don Rinaldo Cesarini e allietata dal coro della chiesa di Santa Maria diretto da Emily Riccardi, che si è svolta domenica 5 gennaio presso l’omonima chiesa, verrà impartito, l’olio benedetto all’ altezza della gola con due candeline della ricorrenza della Candelora. La tradizione vuole che a un bambino, rimase conficcata una lisca di pesce in gola; il fanciullo fu portato a Biagio che, dopo aver pregato il Signore e con un segno di croce, toccò  la gola e il piccolo guarì. Molte sono le tradizioni legate a questa figura di Santo. C’è anche un dolce che porta il suo nome e viene realizzato in provincia di Mantova (una sorta di panettone con uvetta). Ma anche il proverbio o detto popolare che testimonia la tradizione religiosa di alcuni dei santi legati al periodo invernale: il Barbato, il Frecciato, il Mitrato e il freddo se ne è andato…..il Barbato è Sant’Antonio Abate 17 Gennaio; il Frecciato è San Sebastiano 20 Gennaio; il Mitrato San Biagio 3 Febbraio. Santi che nella chiesa del paese di San Mamiliano sono ben rappresentati. Ma andiamo nel vivo della ricorrenza con alcune notizie a riguardo dell’ edificio religioso e dell’iconografia legata a Biagio. Della storia del paese ce ne siamo occupati in varie occasioni. (C’è un esaustivo catalogo catalogo realizzato dall’Associazione Culturale Alberico I Cybo Malaspina di Ferentillo in occasione del Gemellaggio Culturale tra Giuliana in Provincia di Palermo e il comune di Ferentillo nel   La sua planimetria di castello difensivo e di vedetta (versante spoletino) mostra caratteristiche al XIII secolo. Impianto ben visibile, con la porta di accesso, mura perimetrali con feritoie e caditoie, bastioni quadrati fino a terminare con la rocca della quale la torre di vedetta nel XVI secolo fu riadattata a torre campanaria. La chiesa attuale e’ della fine del XV secolo adattata nella struttura dell’antica  rocca come testimonia l’abside circolare ricavata dal bastione cilindrico. Interno ad unica navata con copertura a capriglia. Nel presbiterio oltre all’ altare maggiore, a sinistra altare di San Biagio con decorazioni in stucco seicentesco raffigurante il Santo (nella foto). Questo è stato da sempre l’ altare votivo della comunità. A sinistra altro  altare con affresco del XVII secolo raffigurante Madonna col Bambino tra angeli e alcuni santi.  Un affresco nella parete del presbiterio, emerso da sotto lo scialbo, raffigura un bel San Sebastiano di stile rinascimentale.  Ma è il dipinto della pala di altare come abbiamo già accennato, che Jacopo Siculo celebra San Biagio, nel massimo dello splendore. Nella cimosa e’ Scritto SUMPTIBUS UNIVERSITATIS 1538. Il martire  è al centro della scena, in ginocchio, sotto al tronetto della Madonna che regge il Bambino ritto e nudo. Vestito Con abiti vescovile, Biagio sorregge, con la mano sinistra il pastorale con la destra porge il pettine del martirio; indossa il privilegio riccamente decorato; mitra a terra sulla sinistra; il volto barbuto e lo sguardo rivolto alla sacra immagine della Vergine col Bambino. Sia San Biagio che San Mamiliano, come detto posti in ginocchio l’ uno di fronte all’ altro, concludono la sacra rappresentazione, dando slancio e simmetria  a  questa opera, considerata da Bruno Toscano  una delle più belle rappresentazioni dell’ arte manieristica in Umbria e soprattutto nella Valnerina. Al centro della pala in un finto cartaio si legge la commissione :  AEDITUUS PER VINCENTIO LAURENTIIS ET PACCIANO BERNARDINI NECNON BENEDICTO LAURENTI DIONISIO DAMIANI FABRIANO CELLONI ET CICCHI AEDILIBUS IMPENSIS OPPIDANORUM SAN MAMIGLIANI DECEM AUREIS QUOS LIGAVIT DOMINUS INNOCENTIUS IACOBUS SICULUS FACIEBAT. Nella predella sono distinte cinque formelle di grande interesse artistico; i quattro evangelisti;l’adorazione dei magi e tra essi san Mamiliano, il martirio del santo tormentato dai pettini; il trionfo dell’Imperatore che reca sulla picca la testa del martire, il seppellimento di Giovanni da parte di Lazzaro della vicina abbazia Fino ad alcuni anni fa qui c’era il Busto ligneo del Santo del XVI secolo che conservava al suo interno  un frammento della reliquia del corpo. Fu trafugato insieme all’altro busto ligneo raffigurante Sant’ Antonio Abate. La storia del territorio raccontata da eminenti cultori nel corso dei secoli hanno dato risalto a questo paese per le sue caratteristiche come il pozzo della comunità oggi piazza Jacopo Siculo  (nella foto) dove nella colonna è scolpito uno dei primi stemmi del comune nel periodo dell’invasione saracena: giglio, chiavi pontificie, fiume scorrente, ed esternamente appesa la testa del saraceno. Nel settembre del 2007 si svolse l’inaugurazione della piazzetta di questa frazione dedicata appunto al pittore siciliano alla presenza del  sindaco e la giunta del paese di Giuliana (provincia di Palermo) e i comuni dove il pittore realizzò le opere ossia: Ferentillo, Spoleto,  Vallo di Nera, Norcia, Leonessa, Casperia.   

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