di Marco Brunacci
TERNI – Lasciate, gentili lettori, che Umbria7 ritenga che la democrazia rappresentativa, di tipo occidentale, nata in Inghilterra centinaia di anni fa per superare le guerre tra fazioni, con relativi morti e feriti, a Terni stia subendo un improvviso, disdicevole corto circuito. Che l’opposizione – per quanto attaccata – non se ne renda conto, che la città taccia, con tutte le sue forze politiche e sociali che alla democrazia rappresentativa fanno riferimento, è impressionante.
Fa impressione anche che i componenti della maggioranza, i bronzei rappresentanti della giunta che ha scelto il sindaco Bandecchi, non provino neppure a fare un timido, tentennante distinguo. Imbarazzanti quando parlano, ma soprattutto quando tacciono.
È ragionevole pensare che in ogni altra parte del mondo occidentale che ha conosciuto lo stesso tipo di democrazia, tutto questo non possa essere considerato normale. E anzi si ritenga che l’unica risposta obbligata sia una mobilitazione eccezionale.
Come non può essere considerato normale che un sindaco di una città d’Italia metta “divertenti” post, con la faccia di Stalin in effigie, che afferma: «Non condivido la tua idea, ma farò di tutto perché tu possa esprimerla in Siberia». Da morire dal ridere. Come sono morti quelli che lo hanno sperimentato di persona.
La spiegazione in realtà c’è. Se le stesse cose in questo Paese le avesse fatte un sindaco di sinistra, piuttosto che uno di destra, sarebbe successo il finimondo dal Manzanarre al Reno. Invece in questo caso la politica nel suo complesso ritiene, con ogni evidenza, che Bandecchi sia un personaggio stravagante arrivato chissà come a guidare una città di provincia, un capopopolo romanamente un po’ “caciarone”, certe volte buffo, altre pittoresco, una macchietta, in fondo solo qualche volta irritante, ma non pericoloso. Comunque non utilizzabile per screditare la sinistra piuttosto che la destra. Quindi lo si lascia fare. Sarà il tempo a dire se si tratta di un vistoso errore di valutazione da parte della politica.
Il sindaco di questa città – senza che nessuno allibisca – sostiene nell’ordine, rivolto all’opposizione: «Se diventate normali voi, io divento normale». Altrimenti: «Avete visto la reazione e sarà peggio». Poi, l’apoteosi della dottrina Bandecchi: «Finirà a schiaffi sicuramente». «Non accetterò più sgarri» (gli sgarri si denunciano alla Procura della Repubblica oppure cosa possono essere? Passaggi di un brutto show che è un cupo monito alla pur titubante opposizione? Che roba sono, sindaco?).
Ancora, rivolto sempre all’opposizione: «Abbiamo 21 voti. Finirà che voi ci siate e non ci siate, per noi è lo stesso». Conclusione: o si fa in certo modo, deduciamo, o «avrete solo guerra». Che è un tantino preoccupante detto da colui che ha vinto perché ha «una fine intelligenza» (ecco un altro testuale passaggio del prezioso intervento).
Nel recente passato ci siamo imbattuti anche in un un’altra “divertente” vignetta, finita a commento di un articolo di Umbria7, nella quale il protagonista sosteneva che “Non bisogna far inc… il Cavalierw Nero”.
Siamo sicuri che tutto questo sia “normale” dialettica? O dobbiamo iniziare tutti a preoccuparci?
