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Se Terni sale sul San Francesco dei record lo scalo umbro completa il decollo. Ma serve l’Airlink

SPOTLIGHT DI MARCO BRUNACCI | L’analisi/ Dopo la fase degli scettici ecco quella dei furbetti (Assisi), ma a settembre si supererà la linea di carico dell’aeroporto. Altri investimenti (un nuovo terminal?) possono aprire grandi opportunità. E nel ternano cresce l’attenzione con la prospettiva una proposta turistica regionale integrata

di Marco Brunacci

Il destino dell’aeroporto dell’Umbria, il San Francesco? Dopo aver superato gli scettici, adesso è la volta dei furbetti. Il Comune di Assisi si è inventato una impossibilità paragiuridica (ma soprattutto paragnosta) a non versare i 250 mila euro che deve alla Sase, la società di gestione, in qualità di socio, perché non potrebbe aderire “tout court a un piano industriale”. La sindaca presidente di Provincia, Stefania Proietti, che pure dovrebbe avere sensibilità istituzionale, ha provato a scalare i vetri, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti. O versa o è fuori e deve dire per quale motivo, visto che lo scalo umbro sta avendo un successo oltre le più rosee aspettative e contribuisce al Pil dell’Umbria con almeno 150 milioni aggiuntivi. Non stiamo a dire quale quota arriva ad Assisi, ma di sicuro è ben di più dei 250mila euro che il Comune deve dare.

L’aeroporto è per altro arrivato a un bivio: a settembre si conteranno i record raggiunti ad agosto e si capirà che la linea di carico dello scalo è superata. Già sono stati fatti lavori ed è stato assunto personale, ma ora si tratta di discutere se realizzare un nuovo terminal o ampliare quello esistente. Servono altri investimenti.

Ryanair, che non è nota per gli slanci affettivi ma solo per i rigidi criteri dei conti economici entro i quali si muove, ha affermato che il San Francesco ha le potenzialità per giungere a un milione di passeggeri. Non i 500 mila previsti entro due anni da un piano industriale che si giudicava ottimistico. E Ryanair non è abituata a buttare là cifre a caso.

Ma ai due numeri che abbiamo detto, va aggiunta la eccellente performance dello scalo umbro rispetto ai voli privati: si tratta di aerei grandi e piccoli, ma che portano ricchezza nella regione e l’interesse di una fascia di pubblico che è quella del lusso, con ricadute che possono essere immediate (sempre) ma anche a distanza di tempo, con la possibilità che arrivino capitali e investimenti nella regione, dopo il turismo o la visita rapida.

L’investimento fortemente voluto dai vertici della giunta regionale (4 milioni annui) è poca cosa rispetto ai ritorni che già ci sono e più ce ne potranno essere. Ma i soci fanno finta di niente. Di Assisi, che ha pure provato a spiegare peggiorando la situazione, abbiamo detto. Ma anche il Comune di Perugia e la Camera di commercio devono versare. E da Confindustria si apprezzerebbe un segnale di apertura.

E invece questo tipo di segnali arrivano dal mondo ternano. Più di un protagonista dell’economia si sta facendo avanti per capire e sapere. Acquistare quote? Questo è affare di soci istituzionali, ma che, alla fine, potrebbero esserci. 

Certo: il progetto di Airlink che colleghi l’aeroporto umbro anche a Terni, può essere di difficile (o difficilissima) realizzazione, come nelle conversazioni private fa sempre presente l’assessore regionale ai trasporti Enrico Melasecche, ma anche il rilancio dell’aeroporto sembrava una cosa impossibile per quelli che battevano sui limiti invalicabili del bacino di utenza, senza rendersi conto delle possibilità di pescare in un nuovo mercato, capace di moltiplicare passeggeri e rotte.

Legare Terni allo scalo umbro conta più ancora di far funzionare un “brand Umbria” attrattivo, pur fondamentale, insieme al rinnovamento della proposta alberghiera e ricettiva in generale.

Per questo le aperture ternane andrebbero coltivate, come vanno battute tutte le strade per realizzare un Airlink “San Francesco-Terni”, dentro un progetto che “metta in rete” – come ormai si usa dire di tutto – l’intera gamma delle bellezze del territorio umbro, per aumentare i giorni di presenza dei visitatori (ma ci si rende conto che significherebbe proporre insieme il Museo Burri, le chiese di Assisi, il soft power attrattivo di Perugia, le piazze di Gubbio e di Todi, finalmente con una rinnovata e vivace Cascata delle Marmore?).

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